| Fiat 131 Abarth Rally La berlina mondiale
Inizialmente la vettura che doveva sostituire la Fiat Abarth 124 spider Rally era la X1/9. Sembrava la più adatta per competere nei rally. Furono costruiti alcuni prototipi che diedero anche buoni risultati. Gli esperimenti furono però ben presto abbandonati poiché il modello, troppo particolare, non incontrava il gusto del grande pubblico (era destinato soprattutto al mercato americano). Meglio ancorare l’immagine della vettura da corsa ad una di grande produzione, mantenendo così fede al principio della Casa torinese di partecipare alle competizioni con vetture derivate dalla serie. Furono avanzate, come avviene in questi casi, diverse proposte; si finì col preferire, non senza remore però, la Fiat 131, una berlina di larga diffusione e da poco sul mercato; un modello di concezione europea per disegno, dimensioni e caratteristiche.
Fu così che nel 1975 (sia pur in forte ritardo a causa del programma X1/9 andato in fumo) al reparto corse Fiat furono gettate le basi per la realizzazione del progetto "131". Su di una berlina di serie fu montato un motore potenziato e vennero adottate alcune soluzioni sportive mantenendo invariato il resto della meccanica. I primi risultati non furono però incoraggianti: la 131, che nell’uso normale non creava problemi, mal si adattava a quello agonistico: soprattutto le sospensioni posteriori con schema a ponte rigido si rivelarono poco idonee a sopportare notevoli sollecitazioni.
I tecnici optarono così per sospensioni posteriori a ruote indipendenti. Tre le soluzioni possibili: una identica a quella della Fiat Abarth 124 spider Rally (tipo MacPherson con braccio inferiore e puntone con barra stabilizzatrice), una simile a quella della X1/9 (tipo MacPherson con triangolo inferiore) e l’ultima con ponte De Dion. Dopo numerose prove, la soluzione che diede i risultati migliori fu quella che ricalcava lo schema della X1/9.
Sul finire del 1975 il programma 131 era in pieno sviluppo e, a titolo sperimentale, venne iscritto al Giro d’Italia un prototipo che adottava soluzioni meccaniche inedite: motore a 6 cilindri (quello della Fiat 130) da 270 CV, sospensioni con ponte posteriore tipo De Dion e vistose appendici aerodinamiche. La 031, questa la sua sigla, conquisto il primo posto assoluto con Pianta-Scabini.
La vittoria del prototipo, un vero e proprio laboratorio viaggiante, convinse i responsabili del reparto corse a dare il benestare per un programma sportivo e costruttivo della 131 per i rally.
Era un impegno notevole, anche per una Casa come la Fiat, reso più difficile dai regolamenti (per poter modificare alcune parti dei 400 esemplari costruiti per ottenere l’omologazione in gruppo 4, gli esemplari medesimi, dovevano già essere predisposti a eventuali modifiche per la versione corsa.
Le difficoltà da superare furono notevoli: fu progettato per esempio un nuovo cambio che, oltre all’impiego stradale, fosse anche adatto ad un impiego sportivo; venne realizzata una carrozzeria che, pur derivando da quella della 131 di serie, era dotata di tutti gli accorgimenti necessari per favorire al massimo i pronti interventi in corsa.
Costruita dalla carrozzeria Bertone, la 131 Rally aveva un corpo vettura con porte e tetto di alluminio, parafanghi (allargati), cofani anteriore e posteriore di plastica: spoiler anteriore e posteriore sul cofano bagagliaio e sopra il lunotto.
Grazie ad alcuni accorgimenti adottati sulla scocca, si potevano sostituire rapidamente alcuni particolari meccanici, come, per esempio, il retrotreno che veniva smontato e rimontato in poco più di dieci minuti.
Il motore un bialbero a sedici valvole di 2 litri aveva nella versione stradale, con alimentazione a cirburatori, una potenza massima di 140 CV, mentre nella versione corsa, con alimentazione ad iniezione, la potenza saliva a 210-215 CV.
La 131 disputò la sua prima gara nel 1975, in versione gruppo 5, al rally dei 100.000 trabucchi a Saluzzo (CN). Pilotata da Pianta-Scabini si classificò undicesima assoluta. Alla sua seconda uscita colse il primo successo: Bacchelli-Scabini vinsero il rally delle Valli Piacentine a Piacenza. Il 1976 fu un anno di attesa e di sperimentazione: omologata il 1° di aprile, la berlina torinese vinse comunque alcune corse molto importanti come il rally dell’Isoala d’Elba e quello finlandese dei Mille Laghi.
L’anno seguente la Fiat ottenne, grazie alle prestazioni fornite dalla 131 Rally, un risultato eccezionale: con cinque vittorie conquistò il campionato mondiale; un’impresa mai riuscita prima alla Casa torinese, che aveva inseguito invano questo campionato classificandosi al secondo posto per bel quattro volte. Il 1978 fu più o meno uguale: la 131 Rally vinse i rally del Portogallo, dell’Acropoli, del Criterium di Quebec e di Corsica; questi successi significarono un’altro titolo mondiale per la Fiat davanti a Ford e Opel; lo conquistò anche nel 1980.
Quali i motivi di queste affermazioni? Certamente l’ottima organizzazione di squadra, il valore indiscutibile dei suoi piloti, l’affidabilità e la competitività della 131 Rally, valida sia su asfalto sia su terra.
La corsa alle superpotenze dei motori da oltre 300 CV e all’adozione delle quattro ruote motrici era ormai i atto;stavano per entrare in scena le vetture delle nuova generazione che avrebbero relegato al ruolo di comprimarie quelle cosi dette “classiche”. Nel 1981, quando la 131 Rally scese per l’ultima volta in gara, a Torino già si lavorava sull’”arma del futuro”, la Lancia “Rally”: il motore, sovralimentato con compressore volumetrico, era, però, quello della 131 Rally dei tre titoli mondiali.
Edited by sisteron - 9/5/2020, 16:45
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