| Targa Prova
Questa è una Lancia da rally speciale, già, perchè è servita per fare nascere un'altra auto da rally, la Lancia di gruppo B, categoria che ha costituito la massima espressione dei rally per quanto riguarda sia la raffinata tecnologia sia, e soprattutto, per la potenza del motore. Si chiama Lancia Trevi Bimotore. E’ un’auto “unica”, non solo perché è stata costruita in un solo esemplare, ma perché essa racchiude tutta l’ingegnosità e l’operosità del reparto corse dell’Abarth che, come si sa, ha realizzato e allestito auto da rally sia Fiat sia Lancia. Sono affezionato a quest’auto, poiché l’ho vista nascere e ne ho seguito la sua storia, almeno fin tanto che è stata utilizzata per lo scopo per cui era stata concepita, quello cioè di vettura laboratorio realizzata per tastare alcune soluzioni da adottate sulla futura arma da rally della Lancia e quindi accelerarne l’evoluzione. La Trevi Bimotore è stata voluta e ideata nel 1984 dall’amico Giorgio Pianta per sviluppare al meglio il progetto conosciuto all’interno dell’azienda con la sigla 038 sotto la quale si è celata la Delta S4. Questa vettura, realizzata sulla base della Lancia Trevi in un unico esemplare, è una berlina equipaggiata con due motori (uno anteriore e uno posteriore) ed è nata anche per consentire alla Pirelli di sperimentare un nuovo tipo di pneumatico per la versione stradale della Delta S4. La Trevi Bimotore è stata progettata al reparto rally della Lancia sotto la guida di Giorgio Pianta e ha richiesto circa un mese di lavoro. Partendo dalla scocca del modello di serie è stato aggiunto il secondo motore saldando, nella parte posteriore del pianale, il telaietto di supporto di quello anteriore: il propulsore è quindi identico a quello davanti, tanto è vero che anche le sospensioni sono le stesse. I motori sono quelli della Trevi Volumex: 2 litri con compressore volumetrico e potenza aumentata da 135 a 150 CV a 5800 giri/min. I 15 CV in più sono stati ottenuti applicando due pulegge più piccole sul compressore. La vettura, quindi, ha una potenza totale di 300 CV e un peso di 1250 kg. Tra le caratteristiche meccaniche, i due cambi (entrambi quelli di serie) azionati da un'unica leva, e le due frizioni mosse da due pompe idrauliche. Originale l'acceleratore privo di cavi di collegamento e che quindi utilizza la tecnologia “by wire”: ci sono infatti due attuatori di tipo aeronautico che comandano le farfalle dei due carburatori e che vengono pilotati da impulsi emessi da una apparecchiatura elettronica posta sul pedale dell'acceleratore. L'accorgimento permette di variare a piacere e in qualsiasi momento la potenza erogata sui due assali. Ricordo, tuttavia, che tale sistema ha creato non pochi problemi nel comportamento dinamico di questo prototipo di Trevi, dato che, si avvertiva una leggera sfasatura tra i due motori già all’accensione, problemi che si acuivano soprattutto in fase di accelerazione all’uscita dalla curve.
Autunno 1984, la Lancia Trevi Bimotore fotografata, al termine delle prove, in uno dei viali adiacenti alla pista del gruppo Fiat della Mandria nei pressi di Torino
Ora, la Lancia Trevi Bimotore, che dovrebbe fare parte delle auto del Museo Lancia, viene esposta alle mostre di auto da competizione
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