| La storia della Lancia 037: La tradizione continua
Diretta discendente della Lancia Stratos, la Rally (conosciuta come 037, che è la sigla del progetto), ne è stata la sua evoluzione, ma non la sostituta nelle corse; ha infatti rimpiazzato la Fiat Abarth 131 Rally che, scesa per l’ultima volta ufficialmente in gara al rally della valle d’Aosta sul finire del 1981, aveva conosciuto una carriera densa di successi, tra i quali tre prestigiosi titoli iridati.
Per il gruppo Fiat l’avvicendamento in corsa delle due auto non è stata un’operazione molto facile: rimpiazzare una vettura affermata e vincente con una nuove è un compito estremamente difficile, ma lo è ancora di più se la sostituzione richiede la progettazione di una vettura con soluzioni meccaniche completamente differenti e in linea con i regolamenti, quelli di gruppo B, che fra l’altro non consentono una elaborazione esasperata tra le versione stradale (costruita in 200 esemplari per ottenere omologazione) e quella allestita per le corse.
Per il gruppo Fiat si è trattato comunque di una scelta coraggiosa poiché, prima fra tutte le Case che partecipano ufficialmente ai rally a uniformarsi ai nuovi regolamenti, ha dovuto competere inizialmente con vetture della vecchia schiera decisamente più collaudate.
Per la realizzazione della 037 la Lancia ha puntato su di una vettura costruita appositamente per le competizioni e quindi con più “chanches” di vittoria di una derivata dalla grande serie.
La Fiat Abarth 131 è stata così sostituita da una granturismo derivata dalla Lancia Montecarlo, un modello che già si era prestata per un’utilizzazione sportiva (in pista con la Turbo) e che, grazie alla disposizione degli organi meccanici e al tipo di telaio, dava buone garanzie di sviluppo per un impiego ad alto livello nei rally.
La 037, costruita dalla Pininfarina, che ha curato la sua ottimizzazione dal punto di vista aerodinamico e l’intera industrializzazione del progetto, adotta soluzioni tecniche molto interessanti.
Questa berlinetta, infatti, è stata realizzata utilizzando quasi integralmente la cellula centrale della Montecarlo in versione convertibile (decisamente più rigida) unita a due tralicci, uno anteriore e uno posteriore.
Alla Pininfarina si stanno allestendo le prime Lancia Rally stradali
Il motore è il bialbero di 2 litri a quattro valvole per cilindro che equipaggiava la Fiat 131 Abarth, ma sovralimentato con compressore volumetrico.
Alcune prove comparative sono state effettuate anche con una versione turbo che dava una maggiore potenza, macerava problemi di tenuta di strada a causa delle limitata larghezza dei pneumatici, stabilita dal regolamento, e ai bassi regimi, poiché non offriva la potenza e l’elasticità di macia richiesta pei rally.
L’alimentazione, in un primo tempo a carburatore a doppio corpo, è stata inseguito sostituita con un impianto ad iniezione che ha consentito di elevare la potenza massima da 280 a 310 CV.
Interessanti anche le sospensioni montate su uniball con amipia escursione possibilità di variare rapidamente e facilmente le angolazioni.
Sia anteriormente sia posteriormente vi sono bracci triangolari sovrapposti e, per quelli superiori, sono previsti diversi punti di ancoraggio per modificare eventualmente la geometria e variare l’altezza da terra. Al retrotreno, invece del tradizionale ammortizzatore coassiale, se ne sono preferiti due a lato della molla.
Dopo la presentazione avvenuta alla fine del 1981, la Lancia 037 non fu immune da critiche: sotto accusa la sua concezione meccanica “tradizionale”che, secondo alcuni, la vedeva sfavorita in partenza rispetto all’Audi quattro che vantava soluzioni tecniche più sofisticate, prima fra tutte la trazione sulle quattro ruote.
Al reparto corse della Lancia progettisti e tecnici erano invece fermamente convinti di avere preso le giuste decisioni. Lo era anche Cesare Fiorio, responsabile dell’attività sportiva del gruppo Fiat, che in più di un’occasione ha sempre sostenuto che per il momento la soluzione a due ruote motrici e motore centrale poteva ancora ritenersi molto valida.
“Nell’arco dell’intera stagione agonistica, e non sulla singola gara, può essere ancora una soluzione vincente” affermava. E aveva ragione.
In corsa la berlinetta torinese ha esordito nell’aprile del 1982 al rally della Costa Smeralda, in Sardegna; dopo sei mesi, guidata da Markku Alen, ha conquistato la sua prima vittoria al Pace National rally in Galles; un mese più tardi, al rally di San Marino con Tonino Tognana, la prima affermazione italiana. Due successi che lasciavano ben sperare per il campionato iridato 1983.
La 037 non delude le aspettative: in testa al mondiale sin dall’inizio di stagione, grazie alla splendida “doppietta” con Walter Röhrl e Markku Alen a Montecarlo, domina la stagione rallystica 1983 pur dovendo combattere contro l’agguerrita Audi. E il successo è nettissimo: su 21 partecipazioni, le vetture sono giunte al traguardo in 19.
Per i colori italiani, quindi, una stagione forse irripetibile, che ha visto la Lancia dominare su tutti i fronti, conquistare , con una gara d’anticipo, il suo quinto titolo mondiale e vincere con Massimo Biasion, al volante di una 037 della scuderia milanese Jolly Club, il campionato europeo e quello italiano.
Nel 1984 la casa torinese non è riuscita a ripetere l’exploit dell’anno precedente, anche se ha disputato una stagione positiva: Carlo Capone ha vinto il campionato europeo, Ad artico Vudafieri quello italiano.
Nel mondiale, invece, nonostante la 037 non abbia denunciato particolari problemi meccanici (lo dimostrano la vittoria in Corsica e numerosi piazzamenti) nulla ha potuto contro l’Audi quattro a trazione integrale che nel 1984 le è succeduta nella conquista del campionato iridato.
Ma la Lancia ha già pronta la sua nuova arma da rally: è la Delta S4 dotata di un motore molto potente, ma, soprattutto, della trazione a quattro rute motrici.
Edited by sisteron - 2/5/2020, 21:24
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