Quell’anno al Rally di Montecarlo sono ancora una volta insieme alla squadra Fiat questa volta con il compito di assistenza veloce, il che significa percorrere le strade del Monte al volante di un’auto e, insieme e un tecnico saltare da un inizio o fine prova all’altra in appoggio agli equipaggi in corsa in caso di bisogno, ovviamente il tutto coordinato dall’ammiraglia del direttore sportivo. Quell’anno per la Fiat correva anche Andruet con la fida Biche su una 131 Abarth bianca iscritta da Fiat France.
Avevano il numero 2 ed è raffigurata qui sotto.
Si sa, Jean Claude Andruet era un pilota fortissimo che andava fortissimo, ma siccome io sostengo che l’uomo è un vaso comunicante, quando si è dei geni, si è fuori dal comune da una parte, ma dall’altra si è fuori di testa. L’amico Andruet era tra i migliori piloti di rally al mondo, ma molto spesso aveva dei comportamenti diciamo un po’ bizzarri che in corsa mettevano a dura prova la pazienza della povera Biche. Beh, siamo in piena notte ad un’assistenza prima di una prova e arriva a manetta la 131 di Andruet. Sono in ritardo e i meccanici si buttano subito sull’auto poiché ci sono pochi minuti per sistemarla prima di affrontare la prova speciale che tra l’altro non è vicina. Ci sono anche i ricognitori che si avvicinano al finestrino di destra della 131 per dare le indicazioni sulle condizioni della prova a Biche, ma con gran stupore vedono che lei non c’è, ma è alla guida della 131 e ha un diavolo per capello. Esce dall’auto furiosa, dà indicazione ai meccanici del lavoro che devono fare, sceglie le gomme per la prova successiva, parla concitatamente con i ricognitori. E Andruet dov’è? Jean Claude è nella parte posteriore dell’abitacolo rannicchiato tra il groviglio di tubi del rollbar che se la dorme della grossa, tanto che nessuno riesce a svegliarlo. Biche intanto è sempre più furibonda con il mondo intero, ce l’ha soprattutto con Andruet che continua a dormire, tanto che appena finita l’assistenza i due partono a manetta verso la prova speciale con Biche alla guida e Andruet dietro che continua a dormire (per la cronaca si è poi svegliato al CO, si è messo al volante ed è entrato in prova speciale). Ma intanto all’assistenza si viene a sapere che Biche era furibonda, non tanto perché Andruet si fosse addormentato, ma per qualche cosa che doveva successo durante il trasferimento precedente. Si racconta, infatti, (fulvia75 ed altri possono confermarlo), che durante il trasferimento precedente, tra l’altro caratterizzato da tempi molto stretti, l’eccentrico e fantasioso pilota francese avesse tirato all’improvviso un’inchiodata pazzesca in pieno rettilineo e, senza dire nulla all’allibita Biche, fosse uscito dall’auto e si fosse steso per terra davanti alla 131. Scende anche Biche e mentre gli altri concorrenti sfrecciano a manetta a fari spiegati, scartando la 131 che era messa pericolosamente in mezzo alla strada, gli chiede che cosa stesse facendo, e lo vede supino con un ranocchio in mano, mentre lo accarezza e gli sussurra parole dolci. Biche freme, sono in grave ritardo, vengono superati da molti concorrenti e lui continua a parlare al ranocchio accarezzandolo. A nulla valgono le suppliche di Biche, fin tanto che dopo un bel po’ di tempo, quando la dolce navigatrice si mette volante della 131 dicendogli che ormai si stavano ritirando poiché sarebbero arrivati fuori tempo massimo al CO, Andruet attraversa la strada, appoggia con delicatezza il ranocchio sull’erba di un prato e quando ritorna all’auto si sistema dietro addormentandosi tra i tubi del rollbar, mentre Biche parte sgommando per raggiungere l’assistenza e poi correre alla prova speciale seguente.
Ancora oggi questo fatto è nei racconti di chi ha vissuto rally di quegli anni. Fantasia? Chissà forse, invece, è andata proprio così, non ci si dovrebbe meravigliare.
Oggi Jean Claude Andruet vive nel sud della Francia, costruisce e vende piccole golf-car elettriche. Chissà se ha messo la testa a posto. Mah!
Edited by sisteron - 30/5/2020, 15:44