| Due righe sulla storia della mitica Lancia Stratos
La Stratos era nella mente di Cesare Fiorio, direttore sportivo della Lancia, molto prima della presentazione ufficiale. Si era agli inizi degli anni ’70 e stava per cominciare l’era del made in Italy, il periodo d’oro che avrebbe visto le vetture italiane dominare la scena rallystica mondiale vincendo titoli iridati a catena; erano anche gli anni in cui la Fulvia HF, all’apice della sua carriera agonistica, stava ottenendo tanti successi, una vettura dalle mille risorse, ma che per il futuro non consentiva ulteriori sviluppi tecnici. Del suo progetto Cesare Fiorio diceva: “Secondo me, la vettura ideale da rally dovrà essere molto compatta: una berlinetta con motore centrale di circa 3 litri e sospensioni a quattro ruote indipendenti. Nel 1970, al Salone di Torino, venne esposta alla stand del Carrozziere Nuccio Bertone, un’auto sportiva che si avvicinava più a una dream car (auto da sogno) che a un prototipo. La sua carrozzeria a freccia (doppio cuneo) era alta da terra appena 0,84 metri: si chiamava Stratos HF.
Era equipaggiata con il motore della gloriosa Fulvia HF 1.6, un quattro cilindri a V di 1584 cc con 130 CV montato longitudinalmente al centro, cambio a 5 marce e sospensioni a quattro ruote indipendenti con avantreno di tipo MacPherson e retrotreno a quadrilateri deformabili. Il deram car di Bertone restò un esemplare unico, ma costituì la base per realizzare una granturismo imbattibile per anni nei rally. Nel 1971, sempre al Salone di Torino, venne presentato il vero prototipo della Stratos. Studiato ancora da Bertone, aveva però una linea totalmente diversa dall’auto futurista vista l’anno prima; alla sua realizzazione contribuirono con utili consigli anche i piloti che facevano parte dell’allora squadra corse Lancia: Sandro Munari, Amilcare Ballestrieri e Sergio Barbasio.
Non si trattava però ancora della versione definitiva, poiché soltanto in un secondo tempo e dopo non poche incertezze, venne adottato il motore Dino Ferrari: un 6 cilindri a V di 65° di 2418 cc montato trasversalmente al centro. Era la prima auto costruita appositamente per i rally adottava accorgimenti particolari, quasi avveniristici per quell’epoca. La Stratos era stata infatti progettata tenendo conto di una tecnica decisamente avanzata e seguendo indicazioni che provenivano dai prototipi da pista e perfino dalla Formula 1: ciò per ottenere soprattutto una distribuzione dei pesi il più favorevole possibile. Molto compatta, (lunghezza di 3,71 metri e con passo di 2,18), aveva carrozzeria da berlinetta con cellula centrale di lamiera, cofani e porte di plastica e struttura semplificata al massimo per agevolare i pronti interventi in corsa: pesava 980 kg.
Rispetto al prototipo di Bertone presentato nel 1970, la versione definitiva della Stratos aveva lo schema delle sospensioni completamente ridisegnato:anteriormente quadrilateri deformabili con molle elicoidali e ammortizzatori telescopici, puntoni di reazione a barra antirollio; posteriormente di MacPherson con triangolo inferiore, puntoni di reazione integrati da una barra antirollio. Un particolare interessante era costituito dalla possibilità di variare l’altezza da terra di circa 35 millimetri agendo sia sugli ammortizzatori anteriori sia su quelli posteriori, e di modificare a piacimento l’assetto personalizzandolo e seconda dell’impiego agonistico o del tipo di pneumatici adottato. Il motore 6 cilindri a V con testata in lega leggera, distribuzione a 2 valvole per cilindro con doppio albero a camme in testa comandato da catena r alimentazione fornita da 3 carburatori doppio corpo, aveva, nella versione stradale, una potenza massima di 190 CV a 7000 giri/min e 235 CV a 7500 giri/min in quella corsa (potenza che arrivò anche a 280 CV a 8200 giri/min). Il debutto nei rally avvenni sul finire del 1972 al Giri di Corsica con Munari-Mannucci. Non fu un esordio felice: la Stratos, incompleta di alcune sue parti, consentì all’equipaggio di percorrere pochi chilometri, poi dovette ritirarsi. La Stratos, comunque, si riscattò ben presto, nell’aprile del 1973, vincendo il rally Firestone in Spagna: era la sua terza corsa, quasi un record! Fu questo il primo dei numerosissimi successi ottenuti nella sua incredibile carriera agonistica. Tecnicamente all’avanguardia rispetto alle altre vetture da rally, la Lancia Stratos impressionò per la notevole potenza del motore (anche a 300 CV nelle versioni con testata a quattro valvole per cilindro che hanno corso sino al 1978), per la maneggevolezza, per la facilità degli interventi di assistenza e per l’affidabilità di tutta la meccanica. Sua dote principale era comunque la notevole versatilità che le consentiva di dominare su ogni terreno e anche in corse non propriamente rallystiche. La Stratos partecipò infatti, oltre alla Targa Florio, anche al Tour de France e al Giro d’Italia; per disputare queste gare la Lancia equipaggiò la su granturismo con motori dotati di turbocompressore. Nel 1974 Jean Claude Andruet vinse il giro d’Italia con una Stratos Turbo: il 6 cilindri era alimentato a carburatori, non aveva scambiatori di calore e disponeva di una potenza massima di circa 380 CV a 8000 giri/min. Nell’ottobre del 1976, sempre al Giro d’Italia, la lancia partecipò con due Stratos turbo gruppo 5: erano dotate di due turbocompressori KKK (pressione di sovralimentazione regolata a 0,8 atmosfere) con scambiatore di calore, alimentazione a iniezione e potenza massima di 480 CV a 8500 giri/min. Quante le vittorie di questa prestigiosa granturismo? Circa 500, un carnet ancora oggi invidiabile e che ha consentito alla Lancia di aggiudicarsi ben tre titoli mondiali (1974-1975-1976), quattro europei e due italiani. Tra le vittorie più importanti vanno comunque ricordate quelle al rally di Montecarlo (quattro) al Tour de Corse (cinque) e Saremo (cinque). A partire dal 1979 la Stratos non partecipò più ai rally come vettura ufficiale del team Lancia corse: l’entrata in scena della 131 Abarth aveva segnato, per ragioni di strategia all’interno del gruppo Fiat, il suo declino. Tuttavia questa storica vettura da rally continuò a “vivere” e a vincere per merito dei sui piloti privati e ai team non inseriti direttamente nel settore del gruppo Fiat. La fantastica carriera della Stratos si concluse poi definitivamente nel 1982 quando si estinse la sua omologazione in gruppo 4. Era l’anno in cui la sua erede, la Lancia Rally 037 stava muovendo i primi passi. Di Stratos ne furono costruiti circa 400 esemplari: costava di listino nel1974, 8.500.000 lire: oggi i collezionisti e appassionati se la contendono a suon di centinaia di migliaio di euro.
Beh, consentitemi i dire che sono orgoglioso e, perché no, anche di essere stato fortunato, per aver avuto la possibilità di correre con la mitica Lancia Stratos. Già, la fantastica berlinetta, regina dei rally, che, come ho avuto modo di scrivere nel recente e bel libro sulla Stratos di Foto Equipe Motor (a proposito l’avete acquistato? Dai, è un bel regalo per il Natale), ha profondamente segnato la mia vita dal lato personale e sia da quello agonistico e da quello professionale. Ciao Stratos, sei sempre nel mio cuore!
Edited by sisteron - 27/10/2020, 23:24
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