| Questo articolo è apparso su un numero di RallySprint di almeno 10 anni fà. Integrava un bel servizio di 4-5 pagine sulla Ritmo ufficiale che Bettega e mio zio hanno usato nella stagione 1979, e che per l'occasione era stata fatta provare al figlio di Attilio. Spero sia di vostro gradimento:
"Era il dicembre del ‘78 quando vidi per la prima volta la Ritmo gruppo 2. Arrivavamo, Attilio Bettega ed io, dal Rally di Aosta,vinto con la 131. L’inizio della love story con la piccola fu nei box dell’autodromo di Monza per la precisione alla prima edizione appunto del Rally brianzolo. La macchina era quella nera con la grande scritta Ritmo rossa sulla fiancata usata da Scheckter al giro d’Italia. Quella usata da Patrese fu affidata a Tabaton. Verifiche, regolazione di cinture e sedili e via per la gara senza averla neanche mai provata. Ma fu un amore a prima vista. Poca storia purtroppo in gara, costretti ad abbandonare per il cambio rotto, non prima però di aver fatto vedere qualche tempo strabiliante. Evidentemente la piccola c’era, e Attilio a guidarla si divertiva un mondo. Pochi giorni dopo eravamo già sulle strade del Monte per le prove, con una 75 poco più che stradale. Intanto in Corso Marche stavano preparando i primi due esemplari con i colori Alitalia. Uno per noi e uno per lo svedese Ecklund. Quando la vedemmo per la prima volta restammo a bocca aperta. Era splendida, piccola ma splendida. Poco più di 800 chili con poco meno di 150 cavalli, leggerissima e rumorosissima, una vera macchina da corsa. Da divertirsi! Finimmo purtroppo molto presto la nostra gara: Pont des Miolans fu galeotta. Un’ingenua uscita di strada ci fermò .Da quel gennaio ‘79 passò qualche mese prima che ci risalissimo. Intanto in Abarth continuavano a svilupparla. Pianta e il caro Maggi inanellavano giri su giri sull’asfalto e sulla terra della Mandria. Ed eccoci al Valli Piacentine, tutto asfalto e per giunta velocissimo. Non certo l’ideale per noi. Anche lì ritiro, stavolta per il cambio. Ma al Colline di Romagna, sulla terra, poche settimane dopo, nonostante qualche problemino di alimentazione, facemmo tempi strabilianti. In discesa era impressionante. Arrancava un po’in salita, ma era credibile visto la non certo abbondante cavalleria a disposizione. Arrivammo alla fine in eccellente posizione, lasciando in molti a bocca aperta. Ancora un breve periodo di sosta ed eccoci al via del Giro d’Italia. La macchina per l’occasione era stata completamente rivista. Cerchi da 15 pollici, freni Brembo grossi, cura maniacale dei particolari per scendere ulteriormente di peso, motore da sballo. Era una favola, e fummo amorevolmente seguiti per tutta la gara da Joe Dalla Chiesa, il papà della piccola. Alla fine dopo una settimana su e giù per l’Italia finimmo secondi assoluti con davanti la Super Porsche di Momo e dietro uno stuolo di piloti velocisti e non che della nostra piccola avevano visto spesso i fanalini posteriori. Fu una gara memorabile, con tempi strabilianti che la consacrarono definitivamente. Ma il mio feeling con la 75 stava per interrompersi causa servizio militare .E con Attilio salì Mannucci. La gara era il Monte del 1980 con il famoso “miglior tempo sul Turini”. Fu un’impresa spettacolare. Io facevo da ricognitore e mi ricordo come fosse adesso la faccia dei vari personaggi che c’erano allo stop della prova. Qualcuno non voleva crederci. Ma era così, grazie a quel tampone Attilio e la piccola entrarono nella leggenda. Stop alle apparizioni ufficiali con Bettega fino al Monte dell’ottantuno dove rioccupai il mio posto sul sedile di destra. Non più colori Alitalia ma biancazzurri Fiat. Questa volta il muletto per le prove era una 75 “giusta”. La Fiat si presentava al via con due 131 per Alen e Cerrato e una Ritmo per Bettega e me. Tanta neve sul percorso, condizioni ideali per lo stile di guida di Attilio e per le caratteristiche della macchina. Tempi mozzafiato nella tappa di avvicinamento che ci portarono spesso a sopravanzare i nostri due compagni di squadra. Ripartimmo dal Principato in decima posizione assoluta. E dire che in gara c’erano ancora quasi tutti. Incredibile per una 1600 con neanche 150 cavalli. Ancora tempi fantastici fino a quando il motore non si ammutolì nella speciale di St.Nazaire le Desert. Ma il binomio Bettega-Ritmo aveva ulteriormente rafforzato la sua fama. Dalle nevi del Monte alla polvere della Costa Smeralda. E anche qui tempi da sballo. Addirittura qualche secondo tempo davanti a auto ben più performanti. Entusiasmavamo il pubblico, andando di freno a mano in quarta e quinta sui dossi. Divertimento puro, adrenalina alle stelle certo, ma divertimento unico. Alla fine fummo quinti assoluti, primi di gruppo due davanti a Ormezzano (a quei tempi con a fianco Claudio Berro) con la Talbot Lotus. E c’è da dire che in alcune speciali perdemmo del tempo prezioso per colpa delle canalizzazioni della benzina che con la polvere ogni tanto si otturavano. Fu la nostra ultima apparizione con la piccola. Di li in poi continuammo con la 131 e la 037. Ma ci era rimasta nel cuore. Come dimenticare quel rumore incredibile del piccolo quattrocilindri, o quegli inserimenti in curva, specialmente sulla terra e sulla neve, che con la 131 ti sognavi, ma soprattutto come dimenticare le facce della gente ai controlli stop quando vedeva i nostri tempi. Era piccolina, spartana, ma rifinita con cura certosina, riportando molti particolari della 131. Ricordo come adesso i cerchi in elektron Campagnolo, il volante Abarth a calice, il cruscotto con tutta la strumentazione che ricordava quella della 131 con le varie scrittine in arancione. Ma soprattutto mi ricordo il ghigno di Attilio, quando prima del via di ogni speciale mi guardava, un sorrisetto sornione sotto il casco e poi 5..4..3..2..1..via a staccar tempi incredibili. Sempre con il sorriso sulle labbra. Forse c’era un po’di incoscienza, ma certo tanto, tanto ma tanto divertimento. Era la “filosofia” Ritmo che, forse unici al mondo, avevamo interpretato nel modo giusto." Maurizio Perissinot
Edited by sisteron - 27/2/2020, 21:25
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