| Con il 1982 si apre ufficialmente l’era del Gruppo B. Ha inizio quel periodo indimenticato ed indimenticabile di auto straordinarie e di piloti dalle ineguagliabili capacità di guida che porterà i rally sulla vetta più alta nell’Olimpo dell’automobilismo sportivo. Quattro anni più tardi, con l’inizio della stagione “definitiva” 1986 prende il via un campionato atteso da milioni di appassionati che, con tutta probabilità, ha un seguito paragonabile se non superiore a quello della F1. Stagione definitiva in molti sensi: definitiva perché finalmente si completa per la maggior parte dei costruttori l’epocale passaggio dalle Gr.4 alle Gr.B ed al via delle gare sono presenti almeno 4/5 marche pronte a contendersi la vittoria, come non si vedeva ormai da qualche anno; definitiva perché, a dispetto di tutta questa profusione di passioni, di impegno ed investimenti miliardari, una serie di sfortunati eventi porrà fine alla cavalcata dei mostri iniziata nell’82.
Per la verità il 1982 è un anno dell’era Gr.B più dal punto di vista formale che sostanziale. Molto semplicemente perché la sola auto pensata e realizzata secondo la filosofia di tale regolamento disputerà una manciata di rally, a partire dal TdC, cogliendo risultati positivi ma nessuna vittoria. Il resto delle vetture partecipanti al Mondiale (e vincenti) sono a tutti gli effetti figlie del glorioso Gr.4; alcune si apprestano al definitivo tramonto, altre saranno successivamente assimilate ai Gr.B, pur tradendone chi più chi meno lo spirito. Curioso che proprio nella gara del debutto della prima Gr.B, la vittoria vada ad una vettura, la Renault 5 Turbo che, pur essendo un Gr.4, ha già l’anima e molte soluzioni tecnologiche che saranno adottate negli anni seguenti. Una su tutte: l’impiego delle sembianze di una tranquilla utilitaria per vestire un telaio ed un motore da competizione posizionato laddove è il posto ideale di un motore in un’auto da gara…e chissenefrega se ho due posti invece di 5, tanto più di due, nei rally, non servono!!
Il 1982 nasce dalle ceneri di una stagione, quella 1981, di TRANSIZIONE. Lo scrivo maiuscolo perché quando, trattando di storia, si parla di periodi di transizione, uno sguardo sul Campionato Mondiale ’81 basterebbe per avere un’idea piuttosto chiara di cosa si stia parlando. La transizione è quella fase di attesa dei futuri eventi, nel corso della quale le cose più inattese possono capitare tranquillamente, che si ha quando si chiude un’era e si è prossimi a vederne nascere un’altra. Il mondiale ’81 incarna perfettamente questo “caos” tra due epoche rallystiche:
- 7 auto differenti (e 7 differenti driver) che si impongono nelle prime 7 gare; vittorie che vanno a modelli nuovissimi e rivoluzionari (R5 Turbo, Audi Quattro), ad auto più tradizionali (la Violet, la Sunbeam Lotus) e qualche volta datate (le 131 Abarth e le Escort MkII che corrono ormai da 5/6 anni), ad auto immortali che però sono sulla breccia da quasi un decennio (la Stratos, ma lei fu regina fino in fondo). - In tutta questa incertezza, nel bel mezzo dell’irrompere della trazione integrale sulla scena dei rally, il Titolo Piloti va ad un privato, quel Vatanen che ebbe il grande merito, accanto al talento naturale di cui traboccava, di sfruttare appieno un’annata che difficilmente sarebbe ricapitata. E solo per poco il team che lo appoggiò nell’impresa, quella David Sutton Motorsport che ancora oggi si fregia dell’iride, non riuscì ad aggiudicarsi il Marche. Questo se lo contesero la Datsun (!!), la sola squadra di rally del tutto sprovvista di squadra (non l’ho detto io, lo disse, a suo tempo, il loro top driver Salonen) e la Talbot, la sola squadra ufficiale di un costruttore del tutto sprovvista di costruttore!! La vittoria degli anglo-francesi di Des O’Dell, più che meritata, coincise con il tramonto dello storico marchio Talbot e con la nascita di una nuova squadra che di lì a pochi anni sarebbe diventata grande.
Il tema dominante di quella stagione, fin dal debutto da brivido (per gli altri) al Montecarlo, fu l’Audi Quattro. Inizialmente snobbata, subito temuta (più che naturale quando appioppi 1 minuto di distacco a speciale al resto della compagnia), tra errori del team ed innumerevoli guasti, intorno alla metà dell’anno pareva che le Gr.4 tradizionali potessero ancora sopravvivere all’avvento della trazione integrale. Ma il finale di Campionato, con le vittorie 4WD al Sanremo (Mouton) e RAC (Mikkola), ne decretarono il tramonto. Il futuro era dell’Audi.
La casa di Ingolstadt si presentava al via della stagione 1982 da favorita, con l’unica incognita della Opel e del suo alfiere bavarese, quel Walter Roehrl che era stato obbligato ad un anno sabbatico dal “suicidio” Mercedes-Benz e che rientrava in pianta stabile nel Mondiale. La prima metà del Campionato ’82 è tutt’altro che chiara. L’Audi ottiene due vittorie, in Svezia e Portogallo, più un buon piazzamento al Montecarlo. Ma non convince più di tanto e, soprattutto, paga pesantemente in termini di punti le disavventure e la scarsa vena del caposquadra Mikkola. Alla fine tocca a (Santa) Michèle da Grasse mandare avanti la baracca. E dire che la francese aveva iniziato l’anno con un botto clamoroso e doloroso (con tanto di gesso alla gamba) al Monte. La Opel Ascona 400 conquista un Montecarlo tendente al secco, fa segnare uno zero in Portogallo e porta a casa punti pesanti al Safari (assenti le Audi) ed in Corsica.
I tre rally a cavallo di metà stagione (Acropoli, NZ e Brasile, Argentina cancellato causa presenza della Royal Navy occupata nel cacciare via dalle Falkland gli invasori) sembrano indirizzare il finale di stagione verso un epilogo abbastanza inatteso: Roehrl ottiene per la Opel 3 ottimi podi, lanciando l’Ascona nel Marche, ma “le prende anche”, incassando le due vittorie della Mouton in Grecia ed in Brasile. Le possibilità della francese di ereditare la corona da Vatanen (rimasto praticamente al palo nell’’82) appaiono, alla vigilia del 1000 Laghi, maggiori di quelle Audi di dirottare ad Ingolstad (Baviera) il Marche diretto a Francoforte (Assia). Con il Kaiser che, oltretutto, è andato in ferie e con le voci che lo vedono in Lancia per il 1983.
Il finale di stagione, invece, è convulso e ribalta le sorti dei titoli. La Mouton spreca il set point del 1000 Laghi e si piazza dietro a Roehrl al Sanremo. Obbligata a vincere al Bandama, domina la gara nonostante la perdita del padre a pochi giorni dal via; salvo ritirarsi quasi in vista del traguardo, lasciando un Titolo che avrebbe anche meritato a Roehrl, autore di una stagione superlativa e primo bi-campione della storia. Nel frattempo il ramo scandinavo del team Audi (leggi Mikkola e Blomqvist) irrompe nel Mondiale, mettendo a segno tre preziosissime vittorie. Mikkola rammenta finalmente di essere uno dei più grandi rallysti della storia e Blomqvist dimostra di avere un feeling perfetto con la Quattro. La doppietta finale al RAC (Mikkola/Mouton) consegna definitivamente all’Audi il Marche 1982, aprendo l’era della trazione integrale che impera tutt’oggi.
Elenco dei rally in calendario e del vincitore finale di ciascuno:
- 50th Rallye Automobile de Monte-Carlo - Roehrl-Geistdorfer (Opel Ascona 400) - 32nd International Swedish Rally - Blomqvist-Cederberg (Audi Quattro) - 16th Vinho do Porto Rallye de Portugal - Mouton-Pons (Audi Quattro) - 30th Marlboro Safari Rally - Metha-Doughty (Datsun Violet) - 26th Tour de Corse - Ragnotti-Andrié (Renault 5 Turbo) - 29th Acropolis Rally - Mouton-Pons (Audi Quattro) - 12th Motogard Rally of New Zealand - Waldegaard-Thorszelius (Toyota Celica) - 4th Rally Codasur - Cancellato (Guerra Falkland) - 4th Rallye Brazil - Mouton-Pons (Audi Quattro) - 32nd 1000 Lakes Rally - Mikkola-Hertz (Audi Quattro) - 24th Rallye Sanremo - Blomqvist-Cederberg (Audi Quattro) - 14th Rallye Cote d'Ivoire - Roehrl-Geistdorfer (Opel Ascona 400) - 38th Lombard RAC Rally - Mikkola-Hertz (Audi Quattro)
TITOLO COSTRUTTORI: Audi (Quattro) TITOLO PILOTI: Roehrl – Geistdorfer (Opel)
Edited by sisteron - 26/4/2016, 14:02
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