RALLYMANIA

Un tuffo nel vostro passato

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val3c
view post Posted on 17/10/2013, 14:43     +1   -1




Grazie Alberto!! Altre opinioni??
 
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view post Posted on 17/10/2013, 14:56     +1   -1
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Peugeot 205 Turbo 16

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Non mi esprimo per quanto concerne i rally a carattere nazionale, non sono abbastanza ferrato sull'argomento...
A livello Mondiale il problema è legato, e molto, alle sensazioni che il rallysmo trasmette oggi in paragone al passato. Un tempo i rally mondiali erano poco meno di una maratona, potevano durare 4/5 giorni, nel caso del Monte anche una settimana, il percorso poteva avere una lunghezza nell'ordine degli 800/1000 km, di cui il 60% o il 70% cronometrato sotto forma di PS. Solo il 1000 Laghi era un poco più corto...ma aveva comunque una cinquantina di speciali!
I rallysti correvano notte e giorno, riposando quando capitava...erano percepiti come degli "superuomini". Eppure grazie alle assistenze volanti era facilissimo per tutti gli spettatori osservare il lavoro dei meccanici da vicino e, molto spesso, riuscire a scambiare qualche parola con i piloti...che raramente si trinceravano nei motorhome come accede molto spesso oggi.
I rally erano lo sport motoristico "della gente", quello che ti passava sotto la porta di casa...ben distante dalla F1, il cui senso del "format a tutti i costi" ha disastrosamente contagiato i rally moderni.

E non dimentichiamo le auto....tanti andavano a vedere i rally per veder circolare vetture molto diverse da quelle di tutti i giorni. Prova a paragonare un'Audi Quattro S1 con una Polo R di adesso......la prima pare un'astronave a confronto!
 
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LorenzoA112
view post Posted on 17/10/2013, 16:35     +1   -1




CITAZIONE (val3c @ 17/10/2013, 15:27) 
Wow grazie... fantastici...
ma secondo voi perché nel passato c'era cosi tanta gente appassionata e cosi tanta gente che partecipava mentre oggi che il marketing si è espanso incredibilmente c'e meno gente?? Prima si faceva fatica da quel che capisco ad avere info, ora puoi sapere tutto per filo e per segno tramitr pubblicità do vario genere e internet.. ma il pubblico è minore.... non mi spiego questa cosa...

Ah e millissime grazie per le foto!!! Molto utili per tanti particolari della mia ricerca! !!
:thumbup1.gif: :thumbup.gif: :Yeah.gif:

aggiungo qualcosa o forse ripeto quanto detto da altri; come mezzi d'informazione, in TV non c'era praticamente nulla; come stampa specializzata Autosprint, rombo, tuttorally; su queste riviste venivano pubblicati i calendari delle gare con tutti i recapiti degli organizzatori; Autosprint addirittura aveva una pagina dove venivano pubblicati i comunicati ufficiali della commissione sportiva (csai). Un ruolo importante per fornire informazioni erano anche gli uffici sportivi degli automobil club dove venivano inviati i regolamenti di molte gare, soprattutto quelle nazionali. A Padova, come "squadra corse padova" avevamo il nostro recapito proprio presso l'ufficio sportivo, non esistendo ancora la posta elettronica. E il ruolo fondamentale delle scuderie. le scuderie, non avevano una sede vera e propria. Di solito i recapiti telefonici erano quelli -di casa -dei componenti del direttivo. Ci si trovava periodicamente, una volta la settimana, presso un bar o un'officina o la classica sala del patronato. Si commentava le gare e si preparava quelle a seguire. Anche il ruolo delle scuderie, via via e' venuto a mancare. Anni fa la maggior parte dei piloti correva con l'auto di proprieta': doveva farla seguire da un meccanico preparatore; il navigatore o il direttore sportivo si dovevano occupare di pianificare la trasferta (iscrizioni, benzina, albergo, piano assistenza) Ora, con i noleggi, il pilota trova gia' tutto pronto impacchettato, dal noleggiatore. Inoltre per le assistenze, una volta si facevano lungo il percorso e quindi bisognava organizzare i furgoni; ora si fa solo nei parchi assistenza. Per quanto riguarda gli appassionati; il pubblico si divertiva molto di più; nei piloti c'era molta più improvvisazione; si correva praticamente con tutto; molti - come me - l'auto che utilizzavano per i rally, era la stessa che utilizzavano per andare al lavoro e in vacanza. Quindi, costi molto più accessibili. Un rally si svolgeva nel fine settimana: sabato mattina verifiche, al pomeriggio si andava a provare, gara di notte, premiazioni domenica mattina e domenica sera si era tutti a casa. Ora, c'e' lo shakedown, il giovedì, la prova spettacolo, il venerdì, la gara di sabato, praticamente per un rally bisogna prendere ferie. oltre ad una questione di soldi c'e' anche un problema di disponibilita' di tempo. Come in tante altre cose, anche nei rally c'era molto più pubblico e molta più passione, perché era tutto più umano
 
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funtosrally66
view post Posted on 17/10/2013, 22:49     +1   -1




trovato nel sito auto di ieri, oggi e domani. Magari ti può interessare.
Ciao

lunedì 17 dicembre 2012
Nascita dei rally in Italia (III° Parte)


Le auto? Per Lipizer furono Lancia Appia, Fiat 600 e 850, poi ancora Lancia, ma Fulvia berlina e poi Flavia coupé preparate da Bosato di Torino e Trivellato di Vicenza. Successivamente Alfa Giulia GT Autodelta e Fiat 125 ufficiale. “I rally - ricorda Lipizer - mi hanno insegnato a tenere duro, a non gettare mai la spugna. Anche perché bisognava fare davvero miracoli con le nostre automobili, poco diverse dalle vetture di tutti i giorni, con potenze da ridere. Si correva di notte e su strade quasi sempre sterrate con gomme da neve. E poi, a differenza dei rally moderni, bisognava macinare centinaia, migliaia di chilometri con interminabili marce di avvicinamento”. Oggi i rally assomigliano ai gran premi. Le gare sono molto più condensate e brucianti e le auto hanno potenze strepitose, superiori ai 400 cavalli, nonostante la drastica riduzione degli anni Ottanta quando le più potenti, come la Delta S4, raggiungevano i 700 cavalli e pesavano appena 900 chili. “Ai miei tempi - racconta Lipizer - c'erano gli amici che ci seguivano per l'assistenza, si mettevano in ferie dalle rispettive occupazioni e partivano da casa insieme ai piloti, come per un viaggio, una gita. Con loro studiavamo il percorso, compivamo una prima ricognizione. Poi stabilivamo i passaggi cruciali, dove dovevano aspettarci con le gomme, il cacciavite le lanterne, pronti a darci una mano”.
Ben diversa l'organizzazione dei rally moderni dove l'assistenza è ammessa solo nel parco chiuso. Anche le distanze sono contenute, spesso circoscritte in aree limitate per ridurre i permessi di attraversamento ed eventuali proteste del pubblico, oggi purtroppo più frequenti rispetto a mezzo secolo fa. Se un'auto moderna da rally può raggiungere in un baleno i 210, le berline da rally anni Sessanta erano cammelli per lunghe traversate. Senza accelerazioni brucianti e differenziali elettronici per controllare la trazione in uscita, permettendo di scaricare sulle ruote tutta la potenza e raddrizzare rapidamente l'auto dopo la derapata.
“Tutti questi cavalli - ricorda Lipizer - erano assolutamente inutili sulle strade sterrate anni Cinquanta e Sessanta perché se c’era troppa potenza l'auto si intraversava alla minima accelerata”. E precisa: “Io per controllare la sbandata non usavo l’elettronica ma il freno a mano e il mio navigatore prendeva certe paure che a volte perdeva tutte le carte”. Anche le spese erano diverse. Correre è sempre costato caro, ma oggi più di ieri. Calcolando uno stipendio medio di 40, 50 mila lire al mese del l960, Lipizer spiega che un anno di corse poteva costare un milione delle vecchie lire ogni anno.
“Un giorno ero a corto di moneta e fortuna volle che vincessi una gara in Val d'Aosta. Il casinò di Saint Vincent mi mise in mano una fiche da 500 mila lire. Erano soldi. Con una cifra così si comprava una Fiat 500 nuova di zecca. Ricordo che ero molto tentato dalla roulette, ma temevo di mangiarmeli. Alla fine dissi a me stesso: ‘Sergio, questo è il frutto della vittoria, ti meriti un divertimento’. Andai al tavolo da gioco, puntai la fiche e vinsi. Ammetto di essere un uomo fortunato”.
Quanto alla sicurezza, le precauzioni erano per lo più decorative. I piloti anni Sessanta potevano correre senza cinture di sicurezza, con la giacca di tweed o il maglione di cachemire invece della tuta ignifuga ad altissima resistenza. Nemmeno i rollbar erano obbligatori e quasi nessuno li utilizzava.
Per non parlare dell'impianto anti incendio sull'auto, che oggi è obbligatorio e nei primi rally nessuno aveva. “Quando andava bene, avevamo un piccolo estintore”.
Pubblicato da antonio a 14:19 Nessun commento:
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Etichette: d'epoca, lancia, rally
Nascita dei rally in Italia (II° Parte)


Intanto Cavallari cresceva. E Mario Angiolini gli propose di partecipare al Rally di Montecarlo con una Flaminia del Jolly Club. “Era una nave, pesante, larga, pacioccona. Centoventi cavalli per una tonnellata e quattrocento chili di macchina. Un bisonte con le ruote. Frescobaldi, anche lui della Jolly Club, fece il nono assoluto con la Flavia coupé, io il diciannovesimo con la Flaminia e Cesare Fiorio (futuro direttore sportivo Lancia, Fiat e Ferrari) usci di strada, rotolando giù da una scarpata perché aveva voluto strafare". Ma in Italia i rally stentavano a decollare. C’erano solo gare di regolarità con medie da tenere, magari anche tirate, come osserva Cavallari. “ma era pur sempre roba da ragionieri del volante e non da velocisti, chiunque ce la poteva fare. Insomma, vinceva chi era più bravo a passare nel momento giusto, anche perché non c'era la precisione nevrotica al centesimo di secondo richiesta ai giomi nostri”.
Così Cavallari, insieme ad Angiolini, Salvay e Stochino organizzo una petizione alla Csai per chiedere la divisione delle gare in due specialità: da una parte il campionato di regolarità, dall'altra il campionato rally. Dal l96l in poi, per seguire queste nuove gare, sul ciglio delle strade tornarono a darsi raduno decine di migliaia di appassionati con giubboni, coperte, termos, scaldandosi davanti a piccoli falò, a volte improvvisando allegri concerti con la chitarra. Insomma un grande happening quando ancora non erano di moda le notti bianche, ma tutto al più si sognava l'Isola di Wight.
La marcia in più dei rally rispetto alle gare in autodromo era proprio questa: la partecipazione della gente e la possibilità di avvicinare le auto, i piloti, i meccanici, insomma il contatto stretto con la corsa.
Già allora, trent'anni fa, seguire certi gran premi in autodromo era come osservare i pesci in un acquario. Tutt'altra cosa la presa diretta del rally, l'assistenza, i meccanici, l'atmosfera più semplice e
diretta, meno filtrata. Una dimensione ben nota a Sergio Lipizer, 83 anni, anche lui campione anni Sessanta. Nato il 14 settembre 1923 ha corso dal 1955 al 1972 su varie auto, sempre italiane. E' stato campione italiano di classe nel 1963, su Abarth 850. Ed ha vinto numerosi campionati regionali e triveneti. Anche per lui, come per Cavallari, la prima gara fu a metà dei Cinquanta. “Ne1 1955 papà Ferruccio mi invitò a partecipare al Rally del Piave a bordo di una Lancia Appia. All’epoca, più di mezzo secolo fa, i rally non erano molto numerosi. Erano prove di regolarità che bisognava percorrere rispettando precisamente il tempo imposto, possibilmente spaccando il secondo. Diciamo che ricordavano molto le competizioni di regolarità che oggi avvincono molti proprietari di auto storiche. I rally veri e propri iniziarono nei primi anni Sessanta. quando vennero introdotti tratti di strada di velocità pura, rigorosamente chiusi al traffico, che poi verranno chiamati prove speciali”.
Pubblicato da antonio a 14:17 Nessun commento:
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Etichette: d'epoca, rally
Nascita dei rally in Italia (I° Parte)



“Volevo fare la Mille Miglia del l957 ma a Guidizzolo, vicino Mantova, accadde un incidente gravissimo e la gara venne abolita per sempre. Cosi mi ritrovai a correre i rally”. La confessione di Arnaldo Cavallari, 74 anni, considerato il padre del rallismo italiano, inquadra bene le condizioni sportive che, dopo l’abo1izione delle grandi corse su strada decretata dalla fine degli anni Cinquanta, permise ai rally di affermarsi prima come prove di regolarità, poi di velocità.
Cavallari, nato il 13 luglio 1932 a Fiesso Umbertino (Rovigo), e stato il primo grande interprete italiano di questa specialità, al volante di Alfa Romeo, Abarth, Lancia, Renault, Porsche.
Ha vinto il titolo di campione italiano nel 1962, 1963 e 1964 su Alfa Romeo, nel 1968 e 1971 su Lancia. Uomo di gusto e talento, si e laureato in Economia e Commercio ed ha portato in gara per la prima volta Sandro Munari, rivelandolo al grande pubblico. Nel primo campionato universitario di Modena (21 marzo 1954) si aggiudicò la categoria su Fiat Topolino C Giardinetta.
“Fra i partecipanti c’era anche Umberto Agnelli, su Fiat 1100TV e mi ricordo che ci portarono a fare il giro d’onore insieme perché avevamo vinto le nostre classi. Solo dopo mi spiegarono chi era”. Ma la Topolino andava piano, troppo piano. Cosi, dopo una Stanguellini e un'Abarth Zagato 750, arrivo una Giulietta.
“Sognavo Montecarlo, la Coppa delle Alpi, ma in Italia i rally erano solo prove di abilità, qualcosa più delle gimkane. Per fare davvero i rally bisognava emigrare. Mi iscrissi alla Liegi-Roma-Liegi del 1960 con la Giulietta, una maratona che finiva a Sofia, in Bulgaria. L'avventura durò dal 28 agosto al 5 settembre. Macinai quasi cinquemila chilometri ininterrottamente. Senza mangiare, dormire, fare pipì. Avevo imbottito l’auto con ruote di scorta, ricambi, valigie. Dalla Jugoslavia in giù fu un’agonia perché le strade non risultavano nemmeno sulle carte e c’erano pietre aguzze, valichi pericolosi, burroni e precipizi non protetti. Continuai la gara con la marmitta staccata che toccava terra rimbalzando, il volante che vibrava, in costante ritardo sulla tabella di marcia. Davanti c'erano i francesi Oreiller-Masoero, su una Giulietta TI di Conrero.
Ma poi cedettero il comando alla Citroen ID di Trauttmann-Coltelloni, francesi pure loro. Al Brennero l'avvocato veneziano Luigi Stochino, un pioniere dei rally e un grande gentiluomo, convinse l'Alfa Romeo a intervenire per dare una mano a quei due ragazzi di Adria che tenevano alto il tricolore italiano. Arrivò un furgone attrezzato con tre meccanici. La Giulietta entro in sala di rianimazione e poco prima del Tonale me la riconsegnarono un po' ringalluzzita. Ma avevamo perduto troppo tempo. Arrivai al controllo di Rovereto fuori tempo massimo. Io e il copilota Milani iniziammo a piangere come due fontane”.
Ma il fascino di queste imprese era rappresentato dal fatto che, dopo una settimana, la stessa auto spremuta sulle più impervie strade d'Europa, tornava al lavoro nel mulino gestito dalla famiglia Cavallari, ad Adria. “La Giulietta aveva una duplice funzione: portare i sacchi di farina nei giorni lavorativi e correre nei fine settimana”, sorride Arnaldo ricordando con nostalgia quel modo di vivere le corse. “Vicino al magazzino del mulino. aprii una piccola officina, la battezzai Ospa, perché all'epoca eravamo tutti invaghiti dell’Osca. Ospa voleva dire Officina Specializzata Preparazioni Auto. Destinai un nostro collaboratore a meccanico specializzato. Gli esiti furono modesti ma ci divertimmo un mondo”.
 
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val3c
view post Posted on 17/10/2013, 23:52     +1   -1




Wow fantastici a tuttiiiii!! Grazie infinite!!!!
 
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Pierof63
view post Posted on 18/10/2013, 07:49     +1   -1




ciao a quale facoltà sei iscritta ? spero che renderai consultabile la tesi una volta discussa.

Non appena trovo un pò di tempo posterò qualche annotazione dei bei tempi: come puoi notare dal nick name, raggiunti i 50 inizio a vivere di ricordi....
 
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val3c
view post Posted on 18/10/2013, 10:19     +1   -1




Economia aziendale! Ci vorrà un pó di tempo perché l'ho appena iniziata però quando l'avrò finita volentieri...
e attendo nuove info!!! :D :B):
 
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view post Posted on 18/10/2013, 10:37     +1   -1
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Peugeot 205 Turbo 16

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CITAZIONE (val3c @ 18/10/2013, 11:19) 
Economia aziendale! Ci vorrà un pó di tempo perché l'ho appena iniziata però quando l'avrò finita volentieri...
e attendo nuove info!!! :D :B):

Ciao!
Che genere di info??
A domanda precisa è molto più semplice dare una risposta precisa!
In alternativa potremmo passare giorni a parlare di rally...e non arrivare a nessun punto che sia di utilità per la tua ricerca!
Anche perchè mi è parso di capire che l'obiettivo della tesi sia analizzare le modalità di "vendita" del prodotto "rally" oggi, eventualmente in relazione al come lo stesso prodotto veniva "venduto" in passato...corretto più o meno?
 
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Pierof63
view post Posted on 18/10/2013, 10:48     +1   +1   -1




inizio a raccontare come ho contratto il virus: non fare caso alla sintassi. scrivo di getto.
l'interesse per i motori c'era fin da subito e con il 4 regioni davanti a casa la passione è arrivata in automatico (forse lo sai, ma il 4 regioni è stato tra il 1972 ed il 1986 uno dei rally + importanti in italia ed in europa - vedi la discussione sul forum). ho vissuto quegli anni da studente e pertanto il tempo da dedicare alle gare lo si trovava, anche se, fino all' età della patente ci si doveva aggregare a chi era già auto dotato, ma per fortuna c'erano appassioanti in abbondanza.
come si seguiva un 4 regioni ? qualche mese prima della gara iniziavano i rumors al bar e si stava in attesa delle prime cartine del percorso disponibili presso l'aci pavia: chi per primo ne entrava in possesso poteva entrare al bar con aria trionfale come se avesse scoperto il vello d'oro....
dopo qualche settimana iniziavano i primi avvistamenti di equipaggi in prova del percorso e da quel giorno al pomeriggio ci si spostava sulle prove in attesa di qualche passaggio (allora c'erano ancora i muletti): qualcuno (pochi) si portava anche i libri di scuola, pur di non perdere un passaggio, non certo per non perdere una lezione (per fortuna la gara era a maggio ed in quel mese i "giochi erano ormai fatti").
si arriva alla gara vera e propria prima con le verifiche a cui si assiste senza perdersi nulla, poi con gli ultimi test delle vetture da gara, liberi, non come gli S.d. di oggi: ricordo ancora ed esempio e con un pò di emozione le ultime prove delle ascona 400 con Conrero presente ad ascoltare i piloti ed a fare le ultime modifiche.

poi la gara finalmente: per farla breve, tre giorni di vita da zingari, giorno e notte, con qualsiasi tempo fino al traguardo finale.



aggiungo una nota a proposito di scuola.
Nei giorni della gara le scuole, soprattutto le superiori, erano praticamente vuote: anche le ragazze seguivano la gara e questo faceva si che la compagnia fosse più piacevole.
ricordo che un anno una prof. pensò bene di fissare un compito nel sabato della gara: fu fatto presente che quel giorno C'ERA IL RALLY e che pertanto si sarebbero trovati in pochi. devo dire che non fece problemi e rimandò a data successiva...
un anno, questo però a Lucca, un preside sospese molti ragazzi che nei giorni del rally del Ciocco si "assentarono": non so come sia finita ne come li avesse potuti identificare con precisione, anche se sicuramente non si era sbagliato...
 
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val3c
view post Posted on 18/10/2013, 11:42     +1   -1




Sisteron sei praticamente un genio!! Hihi.. ;)
il mio obiettivo, detto in poche parole, è analizzare il marketing del rally di ieri e di oggi... dal punto di vista del pubblico, dei piloti/navigatori e delle case automobilistiche...
e quindi, per la prima parte, analizzare tutti i modi in cui il rally è stato ed è pubblicizzato al fine di attirare il pubblico...
ovviamente in questi 2 primi giorni di lavoro mi sono sorte molti dubbi... cioè, come mai in italia il rally negli anni 80 era cosi popolare mentre oggi è uno sport di nicchia? Forse è dovuto alla presenza del calcio come sport nazionale ormai o forse è dovuto anche al ritiro della Lancia/Fiat dal mondo dal rally che magari per farsi pubblicità spingeva per i servizi sulla rai o sui giornali?
Ecco, in generale è questo ciò di cui vorrei parlare... dal punto di vista della case automobilistiche o del piloti/copiloti trovo molto difficile parlare con qualcuno di importante o avere statistiche e ricerche precise ma sono solo all'inizio... mon mi scoraggio...

Anche dal racconto di Pierof63 e da altri racconti che ho letto o sentito ho notato che una volta il pubblico partecipava quasi istintivamente e interamente ai rally... erano quasi piu importanti della scuola e del lavoro in quei giorni...e a quei tempi, il livello di marketing era praticamente assente... ora invece è tutto ribaltato nonostante ci sono il triplo delle possibilità di conoscenza di questi fantastici eventi e anche piu semplicità negli spostamenti!!
 
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view post Posted on 18/10/2013, 12:51     +1   -1
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Peugeot 205 Turbo 16

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Il discorso è abbastanza complesso, in effetti, comunque....proviamo a fare un poco di ordine!
In primo luogo non credo che i rally risentano oggi dell'influenza del calcio più di quanto non ne risentissero 20 o 30 anni fa.
Il calcio è lo sport nazional popolare per eccellenza da epoche immemorabili ed ha monopolizzato i media fin da quando i media esistono. Per cui escluderei che possa essere cambiato qualcosa nel mentre.

Il tema FIAT/Lancia è invece un passaggio fisso...ed è inevitabile che dovrai fare il pieno di materiale in merito. Perchè è chiaro che la presenza sulla scena rallystica del nostro unico gruppo automobilistico nazionale abbia profondamente influenzato la percezione di questo sport nel nostro paese.
La stessa cosa, infatti, è accaduta ed accade nella vicina Francia, dove il rientro di Peugeot e poi Citroen tra la fine degli anni 90 ed il 2002 hanno creato un entusiasmo ed una passione che si era progressivamente affievolita da un decennio, dopo il termine dell'epoca d'oro delle Gr.B.
La presenza di un costruttore nazionale (un poco come avviene con la Ferrari in F1 o con motociclisti italiani di vertice nelle categorie moto) che cosa genera?
In primis una migliore copertura dei media nazionali, oggi praticamente assente. Ma ti assicuro che 4/5 anni fa, quando la FIAT era tornata a correre a buoni livelli con la Punto S2000 si parlava di più di rally.
In secondo luogo può essere propedeutica alla creazione di team satellite, dai quali si diramano altri team satellite e giù fino alle scuderie di provincia. Oppure può portare alla nascita di importanti trofei come quelli che ci furono in passato (A112, Uno, etc.). Tutte queste cose in cosa possono tradursi: più persone cercano di affacciarsi al pilotaggio nel tentativo di farsi vedere dal grande costruttore nazionale (perchè è istintivo pensare che sia più facile arrivare a correre per la casa nazionale, piuttosto per chi ha sede a Parigi o nel cuore dell'Inghilterra); più persone che corrono significano più conoscenti, magari anche non appassionati, che vanno a vedere il proprio amico nella gara locale; più pubblico significa un maggior ritorno di immagine che può convincere più aziende ad investire a vari livelli sul prodotto....e via proseguendo in un circolo!

Riguardo alla partecipazione ai rally ti dico questo: 20 anni fa nel raggio di 100 km dal mio paese potevi contare, massimo massimo, su 5/6 rally l'anno. Oggi, non provo neppure a fare il conto, ma credo che arriverei tra rally, ronde ed altro, a 20/25 manifestazioni!!
Una volta il rally attirava perchè era avventura! Era avventura per i piloti, che magari dovevano correre centinaia di km di notte o su strade sterrate o in mezzo ai boschi. Era avventura per il pubblico che doveva IMPEGNARSI per vivere i rally.
Oggi, parcheggiare a parte, è quasi come andare al lavoro...
 
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Pierof63
view post Posted on 18/10/2013, 13:38     +1   -1




CITAZIONE (val3c @ 18/10/2013, 12:42) 
Sisteron sei praticamente un genio!! Hihi.. ;)
il mio obiettivo, detto in poche parole, è analizzare il marketing del rally di ieri e di oggi... dal punto di vista del pubblico, dei piloti/navigatori e delle case automobilistiche...
e quindi, per la prima parte, analizzare tutti i modi in cui il rally è stato ed è pubblicizzato al fine di attirare il pubblico...
ovviamente in questi 2 primi giorni di lavoro mi sono sorte molti dubbi... cioè, come mai in italia il rally negli anni 80 era cosi popolare mentre oggi è uno sport di nicchia? Forse è dovuto alla presenza del calcio come sport nazionale ormai o forse è dovuto anche al ritiro della Lancia/Fiat dal mondo dal rally che magari per farsi pubblicità spingeva per i servizi sulla rai o sui giornali?
Ecco, in generale è questo ciò di cui vorrei parlare... dal punto di vista della case automobilistiche o del piloti/copiloti trovo molto difficile parlare con qualcuno di importante o avere statistiche e ricerche precise ma sono solo all'inizio... mon mi scoraggio...

Anche dal racconto di Pierof63 e da altri racconti che ho letto o sentito ho notato che una volta il pubblico partecipava quasi istintivamente e interamente ai rally... erano quasi piu importanti della scuola e del lavoro in quei giorni...e a quei tempi, il livello di marketing era praticamente assente... ora invece è tutto ribaltato nonostante ci sono il triplo delle possibilità di conoscenza di questi fantastici eventi e anche piu semplicità negli spostamenti!!

come forse saprai, tra gli utenti di questo forum c'è anche Twinmaster, nick name dietro il quale si cela Emanuele Sanfront, già campione italiano rally come navigatore ed ex componente della squadra ufficiale Fiat nonchè ex capo redattore di Quattroruote, dove peraltro collabora ancora: chi meglio di lui ti potrà aiutare ? (beh, spero non me ne voglia...).

CITAZIONE (sisteron @ 18/10/2013, 13:51) 
Il discorso è abbastanza complesso, in effetti, comunque....proviamo a fare un poco di ordine!
In primo luogo non credo che i rally risentano oggi dell'influenza del calcio più di quanto non ne risentissero 20 o 30 anni fa.
Il calcio è lo sport nazional popolare per eccellenza da epoche immemorabili ed ha monopolizzato i media fin da quando i media esistono. Per cui escluderei che possa essere cambiato qualcosa nel mentre.

Il tema FIAT/Lancia è invece un passaggio fisso...ed è inevitabile che dovrai fare il pieno di materiale in merito. Perchè è chiaro che la presenza sulla scena rallystica del nostro unico gruppo automobilistico nazionale abbia profondamente influenzato la percezione di questo sport nel nostro paese.
La stessa cosa, infatti, è accaduta ed accade nella vicina Francia, dove il rientro di Peugeot e poi Citroen tra la fine degli anni 90 ed il 2002 hanno creato un entusiasmo ed una passione che si era progressivamente affievolita da un decennio, dopo il termine dell'epoca d'oro delle Gr.B.
La presenza di un costruttore nazionale (un poco come avviene con la Ferrari in F1 o con motociclisti italiani di vertice nelle categorie moto) che cosa genera?
In primis una migliore copertura dei media nazionali, oggi praticamente assente. Ma ti assicuro che 4/5 anni fa, quando la FIAT era tornata a correre a buoni livelli con la Punto S2000 si parlava di più di rally.
In secondo luogo può essere propedeutica alla creazione di team satellite, dai quali si diramano altri team satellite e giù fino alle scuderie di provincia. Oppure può portare alla nascita di importanti trofei come quelli che ci furono in passato (A112, Uno, etc.). Tutte queste cose in cosa possono tradursi: più persone cercano di affacciarsi al pilotaggio nel tentativo di farsi vedere dal grande costruttore nazionale (perchè è istintivo pensare che sia più facile arrivare a correre per la casa nazionale, piuttosto per chi ha sede a Parigi o nel cuore dell'Inghilterra); più persone che corrono significano più conoscenti, magari anche non appassionati, che vanno a vedere il proprio amico nella gara locale; più pubblico significa un maggior ritorno di immagine che può convincere più aziende ad investire a vari livelli sul prodotto....e via proseguendo in un circolo!

Riguardo alla partecipazione ai rally ti dico questo: 20 anni fa nel raggio di 100 km dal mio paese potevi contare, massimo massimo, su 5/6 rally l'anno. Oggi, non provo neppure a fare il conto, ma credo che arriverei tra rally, ronde ed altro, a 20/25 manifestazioni!!
Una volta il rally attirava perchè era avventura! Era avventura per i piloti, che magari dovevano correre centinaia di km di notte o su strade sterrate o in mezzo ai boschi. Era avventura per il pubblico che doveva IMPEGNARSI per vivere i rally.
Oggi, parcheggiare a parte, è quasi come andare al lavoro...

come ha avuto modo di dire Markku Alen: "oggi rally è come andare ufficio, sveglia mattino e si torna la sera"..
 
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view post Posted on 18/10/2013, 14:33     +1   -1
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Peugeot 205 Turbo 16

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CITAZIONE (val3c @ 18/10/2013, 12:42) 
Sisteron sei praticamente un genio!! Hihi.. ;)
il mio obiettivo, detto in poche parole, è analizzare il marketing del rally di ieri e di oggi... dal punto di vista del pubblico, dei piloti/navigatori e delle case automobilistiche...

Relativamente al marketing dal punto di vista delle case automobilistiche qualcosa di interessante lo puoi trovare in vari topic di questa sezione. Quelli che mi ricordo certamente sono un manifesto pubblicitario della Porsche che si trova nel topic dedicato agli Internazionali Marche 1970-1971-1972. Ci sono poi alcune pubblicità di Lancia e Peugeot relative alle stagioni '85 e '86 (topic sul Mondiale 1985, pag.1..mi pare, e topic sul Mondiale 1986, pag.6).
Un'altra pubblicità che mi ricordo di aver postato è in MONOGRAFIE, nel topic sulla Datsun 160 J.
 
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LorenzoA112
view post Posted on 18/10/2013, 14:45     +1   -1




CITAZIONE (val3c @ 18/10/2013, 12:42) 
Anche dal racconto di Pierof63 e da altri racconti che ho letto o sentito ho notato che una volta il pubblico partecipava quasi istintivamente e interamente ai rally... erano quasi piu importanti della scuola e del lavoro in quei giorni...e a quei tempi, il livello di marketing era praticamente assente... ora invece è tutto ribaltato nonostante ci sono il triplo delle possibilità di conoscenza di questi fantastici eventi e anche piu semplicità negli spostamenti!!

In termini di marketing, le corse e soprattutto i rally, per le case costruttrici sono ed erano molto importanti. tanti esempi: partiamo da porsche che produce la versione "targa" in seguito alle partecipazioni alla targa florio. Una vittoria al rally di montecarlo, vale come un mondiale. Il giorno seguente sui giornali, anche sui quotidiani, paginone pubblicitario "la tal auto, vince il rally di montecarlo!" . La lancia fece la versione "montecarlo" della fulvia. Nell'87 il cambio di regolamenti ha dato nuova vita alla lancia delta che era destinata ad uscire di produzione ed invece con i rally da vettura media da famiglia e' entrata nella leggenda delle corse. Peugeot ha venduto migliaia di 205 e di 106 grazie al ritorno pubblicitario dei rally. Tornando al discorso che si correva con tutto, le auto, anche quelle ufficiali era davvero derivate dalla serie. La gente si identificava, vedeva in gara le auto che circolavano per le strade tutti i giorni; non certo i mostri di adesso. Prendiamo la 131. Fare una pagina pubblicitaria con la foto di una normalissima fiat 131, berlina 4 porte e scriverci, "l'auto campione del mondo rally", a quel punto chi la acquistava, dall'operaio al ragiunat, che faceva "la famiglia brambilla in vacanza", si sentiva un po' campione del mondo rally. Altrettanto e' successo con la delta, addirittura con la versione con la livrea "martini". E anche in gara il pubblico era e si sentiva più coinvolto: vuoi mettere, andare a vedere un rally a bordo di una delta martini? sei il mito del bar sport! a volte il pubblico era ancora più coinvolto di così; accennavo nell'altro post delle assistenze lungo il percorso. Capitava, anche alle case ufficiali, di avere praticamente di tutto a bordo dei furgoni assistenza, ma qualche volta manca il ricambio del pezzo che non si rompe mai.. e invece qualche volta, in gara .. si rompe. Gruppetto di ganzi col delta martini nuova fiammante: "oh guarda, l'assistenza lancia, andiamo a vedere" ...e intanto mentre il gruppetto era distratto tutti intenti, intorno al pilota, il meccanico aveva gia' "cannibalizzato" dall'auto del pubblico, il pezzo di ricambio mancante. "ragazzi, non ripartite, perché vi manca un pezzo del motore; ve lo ridiamo a fine gara" sconcerto tra i ragazzi, ma poi, alla sera, e chissa' per quante altre volte, al "bar dello sport" il racconto "con la mia auto, ho salvato la gara alla lancia ufficiale" anche questo e' marketing
 
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val3c
view post Posted on 18/10/2013, 16:34     +1   -1




Grazie a tutti per questi importantissimi spunti... sarebbe molto importante e interessante dimostrare in qualche modo il collegamento rally-vendita delle auto! Dovrei trovare qualche statistica o che... studi di mercato della fiat...
ma comunque vi ringrazio davvero molto!
Non vorrei essere indiscreta ma come faccio a "parlare" con il sig. Sanfront? Se fosse piacevolmente possibile!
 
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67 replies since 16/10/2013, 21:43   2470 views
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