| Autunno 1975. Con la nostra vittoria al 100.000 Trabucchi è Bobo a laurearsi matematicamente campione italiano rally. Già, il sottoscritto nella classifica del campionato italiano rally non ha gli stessi punti. All’Elba, infatti, Bobo ha ottenuto un magnifico terzo posto assoluto non con me, ma con Bertocci. Insomma mi accorgo che non avendo la certezza matematica del titolo, se all’ultima corsa di campionato l’amico lancista Arnaldo Bernacchini corre e si piazza mi soffia il titolo. La Fiat e il direttore sportivo Gianfranco Silecchia decidono così di farmi correre l’ultima gara in programma quell’anno, il rally delle Valli Piacentine. Stabiliscono anche di non far correre Bobo, ormai appagato, ma di affidare una 124 spider Abarth ufficiale a un pilota privato meritevole. La scelta cade su Livio Lorenzelli che in più di un occasione è stato vicino alla Fiat Rally e poi ha un bel piede. Livio accetta immediatamente, ma riusciamo a provare solo per una settimana e neanche tutti i giorni. Ricordo che si schermiva dicendomi che dovevo accontentarmi poiché durante le prove lui non mi poteva concedere tutte le comodità e le possibilità che una squadra ufficiale offriva. Ci siamo subito intesi. Lui partiva da Torino, io da Milano. Ci trovavamo alla sera direttamente sulle prove speciali del rally. Non pretendeva cose impossibili, ma era attento nel dettare le note che difficilmente venivano corrette quando si passava la seconda volta in velocità. Provavamo tutta la notte, poi il mattino seguente, lui tornava a Torino, io tornavo a Milano e mi presentavo al giornale cercando di mettere insieme qualche cosa sul lavoro aspettando che arrivasse l’una. Sì, perchè, finalmente mi recavo nei bagni della redazione, mi sedevo sul cesso, mettevo le gambe nel bidet e mi rannicchiavo sprofondando in un sonno profondo. Il giorno della corsa era tranquillo, anzi era felicissimo poiché gli avevo detto che, date le condizioni atmosferiche, si era l’inizio di dicembre, avremmo avuto come ricognitore delle prove Bobo. In gara poi è stato semplicemente splendido. Ha impostato la corsa in modo esemplare, da vero professionista, senza nessun timore per la responsabilità che aveva nei miei confronti. Nonostante la nebbia e il fondo delle prove speciali fosse insidioso (bagnato, ghiaccio e persino verglas), la sua guida è stata sempre di alto livello: non un’incertezza, non una sbavatura e nessun sconfinamento oltre l’asfalto. Divagazioni che invece hanno fatte alcuni piloti di grido con conseguente sprofondamento in classifica generale. Abbiamo avuto problemi con l’interfono, questo è vero, abbiamo cambiato più volte i caschi, ma Livio ha mantenuto una flemma che avrebbe fatto impallidire anche un inglese. Non si è agitato più di tanto neppure all’arrivo, quando, terzi assoluti, ci siamo presentati sulla pedana d’arrivo. Arrivati in parco chiuso ha spento il motore della 124 spider Abarth. Era, non felice, ma strafelice. Mi ha guardato, mi ha stretto la mano e, sorridendo sotto i grandi baffi, mi ha detto “Missione compiuta, ciao campione italiano” Beh, nell’albo d’oro del Campionato Italiano rally 1975, quello ufficiale c’era, e c’è anche oggi, il posto per due soli nomi, ma in quello mio del 1975, quello che fa parte dei miei ricordi più cari, i nomi sono tre. Ciao Livio, ciao grande campione e grazie per avermi consentito di raggiungere un risultato che, quando ho iniziato a correre nei rally, era insperato.
Edited by sisteron - 6/10/2020, 23:08
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