RALLYMANIA

Alpine-Renault A110, La "Berlinette"

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view post Posted on 13/10/2010, 17:06     +1   -1
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Mini JCW RRC

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uccari per quanto riguarda la conoscenza meccanica al giorno d'oggi un ragazzino di 15-16 anni appassionato di rally,va su internet oppure in edicola e trova siti o riviste che parlano di ogni particolare della vettura,dal cambio alle bielle speciali agli assetti,differenziali ecc. e dove li può trovare,quando arriva a 18 anni ed ha ancora la passione per correre,ha già le idee chiare sul tipo di macchina che vuole,se la affitti, da un certo punto di vista,va ancora meglio ci sono molte scuderie che lo fanno e se non ti piace ne provi un'altra.A molti "veci"questo rapporto con la macchina non piace,a me invece, da un certo punto di vista si.

Caro uccari il buon Carlo,probabilmente,immaginava già che l'acqua schizzando sulle parti calde del motore evaporasse verso l'alto andando così a raggiungere lo spinterogeno.Morale:ascolta sempre il naviga con il quale corri. :D :D

Edited by carlettofritz - 13/10/2010, 18:13
 
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uccari
view post Posted on 13/10/2010, 17:07     +1   -1




[Caro 128 coupè ti ringrazio per aver giudicato positivamente il mio racconto - in merito alle pubblicazioni rallistiche posso solo dirvi che non più di qualche settimana fa sono riuscito a ritrovare l'intera raccolta del mensile Rally del 1973 - una vera rarità secondo le vostre parole - allora me la terrò ben stretta - un saluto - Ugo

 
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uccari
view post Posted on 13/10/2010, 19:06     +1   -1




Caro uccari il buon Carlo,probabilmente,immaginava già che l'acqua schizzando sulle parti calde del motore evaporasse verso l'alto andando così a raggiungere lo spinterogeno.Morale:ascolta sempre il naviga con il quale corri. :D :D
[/QUOTE]
caro Carletto è indubbio che il buon Carlo in quella occasione sia stato oltre che preveggente anche un discreto conoscitore delle situazioni che la pioggia può creare - non credo comunque che una semplice spruzzata di "idrofugo " sarebbe stata sufficiente a neutralizzare del tutto l'enorme quantità di fango ed acqua, che hanno mandato in tilt l'impianto di accensione .
In merito alle auto a noleggio penso che il maggior difetto di questa formula sia l'impossibilità di poter conoscere a fondo l'auto con cui si deve gareggiare l( se si fanno poche gare ) - anch'io ho usato questo sistema e posso dirti che il risultato non è stato dei più felici - le prime due gare non avevo l'auto in mano, la terza e la quarta mi sono ritirato per noie meccaniche - un saluto -

PS - ti prometto che d'ora in poi ascolterò sempre il mio navigatore, anche se si chiamerà Ramona e di professione farà la badante
 
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view post Posted on 13/10/2010, 20:35     +1   -1
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Lancia Delta S4

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Forse non ve ne siete accorti, ma siete dei grandi. Grandi per lo scritto, per l'approfondimento del racconto, per il modo di scrivere. Beh, non è certo per piaggeria, ma tutti questi, diciamo "racconti" sminunuendo i vostri scritti, sono dei documenti preziosi!!!
 
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kikkomonti
view post Posted on 14/10/2010, 15:30     +1   -1




Caro Ugo.... che dire?
il racconto di per se è una meraviglia... e poi non so perchè ma l'Alpine su 3 ruote in Valstagna e la "palude della pista da rally cross" non sono nuovi per le mie orecchie, e tu sai a chi mi riferisco... anche se nella versione del nostro grande amico comune nella pista di rally cross c'erano pure carpe e tinche....

p.s. che non ricordo se abbia corso o fosse li come "turista"
 
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magimail
view post Posted on 14/10/2010, 18:59     +1   -1




Dato che sono invidioso.....postero' anch'io le foto della pista da Rallycross! Sul serio, Ugo non esagera per niente!!!! Pensate che la Fulvia (che aveva quel particolare "tappo" sulla testata di cui ho parlato con Twin, non ebbe problemi di sorta, ma nel trasferimento da Spinea verso la P.S. di Maser (o il Tomba??? Attacco di Teresina, Uccari, help me), il cambio divenne sempre più duro, come grippato nel cambio marce. Arrivai all'assistenza a Pederobba, e sconsolato dissi ad "Ugo di Bresseo" (il genialoide ricordato da Uccari): "Out! Impossibile fare la prova cosi', ci fermiamo qui!" (Oltretutto, il vino da quelle parti - zona Valdobbiadene- è ottimo... :P ).
Ugo si ficco' sotto la macchina, armeggio' un poco e se ne usci' dicendo:"...Prova desso, mona!".
Miracolo! Il cambio era tornato quello della Fulvia, tanto bello che in seguito fu adottato sulla Formula Italia, pari pari. Era successo che tutto il fango preso nella prova di rallycross, seccandosi, aveva inglobato tutto il rinvio a gomito del cambio. Ma un po' di acqua e spazzola, e Crc a iosa, avevano fatto il miracolo.

Ugo, son stato diplomatico:e' vero, "dritte" poche, lezioni teoriche tante. Ma di Bauce ho sempre avuto un gran rispetto, come uomo.Due nanetti su Roberto: Siamo in Jugoslavia, rally del Carso, e in una pietraia, con CO tiratissimo, si rompe la barra che collega il ponte posteriore alla scocca, e penzola sotto. Non un gran problema, in se', ma il limitatore di frenata sulla Fulvia (allora avevo il "Fanalino") è attaccato li', e ogni staccata diventa un terno al lotto. Son fermo che cerco di vedere cosa si possa fare, ma i minuti passano. E passa Bauce, dopo di me, in un polverone della Madonna. Ma si ferma , fa retromarcia per cento metri, urlando mi chiede di cosa ho bisogno, e dopo due parole mi lancia una matassina di fil di ferro e una pinza.E riparte a canna. Noi pagammo tre minuti,compresa una penalità perche' passai a canna in un paesino in cui ci avevano raccomandato di andare piano, dato l'alto numero di bestiame brado (!!!!! :o: ) ma finimmo la gara.
Secondo nanetto: S.Martino '73, altra gara in cui gli organizzatori (il mitico Avv.Stochino...) sembrava facessero a gara a mettere giu' km e km, tanto che si scollinava in Friuli. Noi si stava andando niente niente male, ma un po' prima della prova di Passo Pura, l'alternatore (che quell'anno mi massacro') va out, e cominciano a calare i fari. Arriviamo davanti alla partenza P.S. e li' mi fermo, non me la sento di restare a piedi in mezzo ai lupi. Arriva il solito S.Bauce, e visto cosa succede, mi propone di :ASCOLTATE BENE,GENTE DI OGGI: "Io parto, e non tiro, anzi ti aspetto, e vieni su dietro di me con la luce dei miei fari" Capito? Ovviamente l'ho lasciato andare, ma , ecco, quando sento dire: "Quello e' un vero uomo", penso a Roberto.
Poi Uccari, a pensarci bene, e' vero, ma avremmo dovuto allora andare su, verso Novara, o trasferirci in Lombardia. Ma siamo attaccati alla terra, almeno io....
Comunque, in un garage in cui lasciammo la macchina prima della gara, un atto come quello citato- sui "prelievi", capito' anche a me.E a Udine, tanto per parlar male dei meridionali ;) .Peccato che rientrammo in officina, perchè Ciccio aveva dimenticato la valigetta con le note sotto il suo sedile, e beccammo il figlio del titolare che- con canna di plastica in mano e tanica- stava Vampirizzando il serbatoione a "L" del Fulviato. La difesa fu:"...sa, e' una prassi della nostra officina, per evitare rischi, togliamo lil carburante a tutte le vetture, e lo rimettiamo il giorno dopo"....
Mi rendo conto che sembrano cose impossibili, ma mi sembra che in più di qualche servizio di Quattroruote- vero Twin?- sia capiato qualcosa del genere.
Ah, Twinmaster, si' era Vanni Tacchini, ma -se puoi dirlo- perchè quel soprannome che non conoscevo? Passione per le bozze d'annata? (Bozza, in veneto language:bottiglia...).

Cristo, Uccari, che tempi, che divertimenti...Se penso che adesso vanno in partenza cagnandosi per non rapinarsi gli sponsor....
 
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uccari
view post Posted on 15/10/2010, 00:11     +1   -1




[QUOTE=kikkomonti,14/10/2010, 16:30]
Caro Ugo.... che dire?
il racconto di per se è una meraviglia... e poi non so perchè ma l'Alpine su 3 ruote in Valstagna e la "palude della pista da rally cross" non sono nuovi per le mie orecchie, e tu sai a chi mi riferisco... anche se nella versione del nostro grande amico comune nella pista di rally cross c'erano pure carpe e tinche....

p.s. che non ricordo se abbia corso o fosse li come "turista"

caro Kikko non ricordo nemmeno io se in quella occasione il mitico Fiaba facesse il turista o avesse anche lui fatto "quattro bracciate" a mò di aperitivo prima del rally vero e proprio - di certo sò solamente che di situazioni di quel tipo fortunatamente non me ne sono mai più capitate - in merito agli "abitanti" del luogo vorrei farti notare che il tizio che si vede accanto a me nella foto non era un commissario di percorso ma un ammaestratore di delfini, in trasferta - un caro saluto - Ugo
 
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uccari
view post Posted on 15/10/2010, 01:13     +1   -1




Caro Mauro mi cogli per l'ennesima volta in fallo - dello sviluppo del Challenge di quell'anno non ricordo quasi nulla - mi pare solamente che dopo "Lochness" c'era un CO a San Donà di Piave e che sicuramente ci fossero delle PS del "Tomba" e di "Valstagna", ma di Maser buio totale - come avvicinamento al "Tomba" ci sarebbe anche potuta stare Maser ma purtroppo i miei ricordi si bloccano a Spinea ed al suo maledettissimo fango ( come per il tuo cambio ) - a riguardo dei nostri "amici" famosi posso solo dirti che mi ricordo di averli ascoltati anch'io quando ci raccontavano le loro belle avventure ma di lezioni teoriche sinceramente non ricordo nulla - in segreto potrei dirti che un paio di cosette sul modo in cui si poteva guidare la piccola "bestia", al Bepi novello Alpinista, le avevo fatte vedere, ma lui dopo un innesto sull'argine dello scaricatore ( fiume che attraversa Padova, ndr ) , preso in maniera non proprio tranquilla, ha voluto a tutti i costi che mi fermassi e che gli cedessi il posto di guida ( d'altronde la macchina era la sua e come potevo oppormi !!!!! ) - per quanto riguarda il buon Bauce pur riconoscendo che era una gran brava persona non potrò mai dimenticare che è stato il fautore della mia trasmigrazione alla "San Donato" e pertanto non riesco ad avere la stessa stima che tu nutri nei suoi confronti.
Caro Mauro nemmeno io ho mai pensato di migrare all'Ovest ma ho solo pensato che se fossimo nati da quelle parti forse avremo avuto una maggior possibilità di trovare appoggi od occasioni maggiori di quelle che ci erano concesse nel Veneto di quei tempi .
Passando ad altre amenità vorrei farti capire che nell'officina di cui ti dicevo non vampirizzavano benzina ma esclusivamente cambi, sospensioni, carburatori e testate . insomma cosucce da nulla (!!!!) rapportate ai litri di benzina che hanno cercato si farti sparire .
Ok caro Mauro finisco qui perchè è ormai un pò tardino e non ho nulla da rapinarti se non qualche attimo di attenzione nella tua giornata o serata - un salutone - Ugo
 
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view post Posted on 26/12/2010, 19:30     +1   -1
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Lancia Delta S4

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Caro magimail, perdonami, ma ho letto solo ora quanto hai postato il 14/10/2010 e ti rispondo con gravissimo ritardo

hai scritto: Mi rendo conto che sembrano cose impossibili, ma mi sembra che in più di qualche servizio di Quattroruote- vero Twin?- sia capiato qualcosa del genere.
Ah, Twinmaster, si' era Vanni Tacchini, ma -se puoi dirlo- perchè quel soprannome che non conoscevo? Passione per le bozze d'annata? (Bozza, in veneto language:bottiglia...).


Hai ragione per quanto riguarda i servizi di Qattroruote, ma, purtroppo, di quache hanno fa.
Il soprannome di Vanni Tacchini, "Bel Vino", sta ovviamente a significare che aveva ed ha la passione per le bozze d'annata.
Ciao e scusami ancora per il ritardo nella risposta. Twin
 
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a110crazy
view post Posted on 4/7/2011, 18:53     +1   +1   -1




Ecco il mio ultimo racconto, lo divido in 3 parti, così da essere sicuro che passi tutto

IL CIELO DI MARSEILLE (Oreste
Morzenti)

Inginocchiato vicino ad uno scatolone, sto cercando da mezz'ora in mezzo a centinaia di vecchie fotografie, nella speranza di trovare quella che cerco.
Anche se ancora non l'ho trovata, sono certo che sia in mezzo a queste, e non dispero ancora di trovarla.
Perchè è così importante? Perchè i ricordi sono qualcosa che rimane lì, negli angoli della nostra mente, e a volte, per farli riaffiorare in maniera più nitida, abbiamo bisogno anche di questo, di una vecchia foto ingiallita dal tempo, un po' sgualcita sugli angoli, che per noi diventa di un'importanza basilare.
Quasi come se si trattasse di un tesoro, o di una bacchetta magica, con il potere di riaprire la nostra mente e farci rivivere dei pezzi importanti della nostra vita.
Proprio come questa, che adesso ho qui, nelle mie mani, e il senso di sollievo che mi dà il fatto di averla ritrovata, mi porta a sedermi per terra, e a guardarla un po' più nel dettaglio.
La didascalia stampata in basso dice: Coupe des Alpes 1969. Un ragazzo e una ragazza, piuttosto giovani, siedono sorridenti dentro una Berlinette Alpine A110, sulla pedana di partenza del rallye più duro del mondo. Il numero di gara, il 136, indica che si tratta di un'equipaggio privato, uno di quelli che senza dubbio non hanno lasciato tracce importanti nella storia di questa corsa.
Mi appoggio con la schiena contro al muro, la guardo, la riguardo, chiudo gli occhi, e i ricordi cominciano ad affiorare, insieme ai colori, nonostante si tratti di una foto in bianco e nero, mi accorgo che anche quelli sono rimasti lì, intatti, da qualche parte nella mia memoria.


Il cielo di Marseille ha un colore diverso dagli altri cieli.
Almeno lo ha per me, almeno per i miei occhi, quando la mattina il sole disegna, sul tratto di mare all'uscita del Vieux Port, l'ombra precisa di Fort Saint Jean.
Se protendo il mio sguardo in avanti, il colore del mare si mescola con quello del cielo, creando infinite tonalità di blu e di azzurro, che fanno da sfondo a quel colpo d'occhio incredibile che è la città che più amo al mondo.
Il pezzo di mare di cui parlo si trova proprio dove, come canta Patrick Fiori in una sua canzone, le due braccia del Vecchio Porto sembrano slanciarsi verso il mare.
Quelle braccia che nel mio immaginario, simboleggiano e sintetizzano tutta la città.
Penso a questo mentre, in una bella mattina di sole, scendo a piedi lungo la Canebière.
Istintivamente guardo in alto, verso sinistra, per ammirare la Cattedrale di Notre Dame de la Garde, che sembra vegliare su quella che, come ho letto da qualche parte, è la più bella vista panoramica di tutta l'Europa.

Quante volte mi sono soffermato, da là sopra, ad ammirare la città, con quel suo senso della vita, gioiosa o crudele a secondo dei casi, ma senza dubbio viva e reale, come solo le città di mare sanno essere, imprigionate giocoforza nella tragicità di certe loro storie, ma protese sempre ad un senso di libertà e di apertura verso il mondo, che solo il mare davanti a loro può consentirgli di avere.
Ma questa mattina il mio pensiero va direttamente in un'altra direzione, mentre cammino portandomi il borsone che contiene tuta, casco, guanti e scarpe, diretto al Vieux Port dove è installato il parco chiuso della corsa a cui mi accingo a partecipare, la Coupe des Alpes; laggiù mi attendono, oltre alla vettura con cui correrò oggi, la mia copilota, e i nostri amici che ci faranno l'assistenza lungo le strade di quella che si profila un'avventura incredibile, soprattutto per me che ho poca esperienza e che non ho mai partecipato ad un rallye così impegnativo.

E' iniziata quasi per caso, quest'avventura, circa un mese fa.
Stavo trascorrendo una tranquilla giornata a casa mia, in Italia, quando è squillato il telefono, e dall'altro capo del filo ho sentito la voce familiare del mio amico François, proprietario di una Berlinette Alpine gruppo3, che mi diceva, quasi scherzando: "ti piacerebbe correre al mio posto la Coupe des Alpes con la mia vettura?"
"Sei matto, gli dico, mi piacerebbe eccome! verrei lì anche a piedi pur di fare una corsa con l'Alpine, figurati la Coupe des Alpes...."
"Perfetto, mi risponde lui, allora comincia a camminare, perchè io devo partire per lavoro in quella settimana, e mi spiacerebbe annullare l'iscrizione, quindi, se a te va bene, comunico all'ASA Marseille il cambio del nome, e nel frattempo mandami la copia della tua licenza così provvedo alle pratiche per il nuovo equipaggio.. ah, dimenticavo, ti ho trovato una copilota, la mia amica Marie-France, te la ricordi?"
"Certo che me la ricordo" gli rispondo.
"Ecco, continua lui, visto che il mio navigatore parte con me per l'inghilterra, ho chiesto a Marie-France se era d'accordo, e anche lei è entusiasta della cosa.. e per me sarà un bene, così non lascio la vettura ferma per una gara così bella, e soprattutto, avrò sul vetro laterale anche l'adesivo "verificato" di quest'anno... sai, mi sarebbe spiaciuto che ne mancasse uno..."

Quando François ha riagganciato il telefono, sono rimasto alcuni minuti fermo, immobile, incredulo... Un amico è un amico, d'accordo, ma un gesto così generoso non me lo sarei mai aspettato, nemmeno da lui. Invece era tutto felice di offrirmi questa opportunità, l'iscrizione è già pagata, mi ha detto, te la offro io, i ragazzi sono già avvertiti per l'assistenza, c'è anche Jean-Philippe, il papà di Marie-France, sai che lui la segue ad ogni corsa, tu devi solo provvedere a dividere con loro le spese per la benzina e le gomme.
E così mi sono buttato in quest'avventura, con tanto entusiasmo e forse un po' d'incoscienza, visto che ho poca esperienza di pilotaggio nei rallyes, e non ho mai partecipato alla Coupe des Alpes, ma era una cosa che desideravo tanto, il sogno di una vita, e non la voglio perdere quest'occasione.
Sto ripensando a questa telefonata, dalla quale è cominciato tutto, mentre sono ormai in fondo alla Canebière, e mi accingo ad attraversare la strada per arrivare al parco chiuso, davanti al Municipio, dove troverò Marie-France, i ragazzi che ci faranno l'assistenza, e il padre della mia copilota, un uomo pieno di passione ed entusiasmo.
Loro sono già certamente sul posto, dato che abitano lì vicino, al Panier, il quartiere italiano di Marseille.
Jean-Philippe, papà della mia navigatrice, è un militare in congedo, figlio di italiani emigrati a Grenoble, e ha sposato una donna origini marocchine, conosciuta a Marseille durante il servizio militare, in occasione di una sosta della nave su cui era imbarcato. Dal giorno del loro matrimonio, lui non ha più lasciato questa città.
I tratti somatici nordafricani sono ben evidenti sul viso di Marie-France, occhi neri, pelle un po'scura, e capelli castano scuro, quasi neri. Una ragazza affascinante, che non sembra però dare troppo peso alla sua bellezza, tutta presa com'è dalla passione per le auto da corsa.
Questa passione l'ha ereditata da suo padre, che si è dedicato, da amatore, ad alcune gare negli anni 50 al volante di una 4CV Renault.
Mi ha confidato André, che è amico di famiglia di Jean-Philippe, che l'amore per le vetture da corsa è una delle cose che probabilmente hanno salvato Marie-France dal tracollo emotivo quando, circa 3 anni fa, è rimasta orfana di sua madre.
Da allora, suo padre l'ha molto aiutata per iniziare a correre, e la segue costantemente ad ogni gara.
Quello che mi ha colpito, in questi 3 giorni che abbiamo passato insieme a provare il percorso e a pianificare la gara, è che suo padre riesce ad essere presente senza essere invadente.
Basta uno sguardo e si capiscono al volo, ma ognuno dei due ha la forza di rimanere nel proprio ruolo senza prevaricare l'altro, e senza che tutto ciò metta a disagio gli altri ragazzi della squadra.
Anche per me, un ruolo determinante nella mia passione automobilistica l'ha giocato mio padre. Si è fidato a lasciarmi guidare quando avevo nove anni per la prima volta, e negli anni successivi mi ha sempre assecondato, senza mai forzare o smorzare in me l'amore per le auto e per la guida, lasciando che questa cosa crescesse senza vincoli o forzature.
Credo che sia anche per questo che tale passione sia sempre presente in me, e che difficilmente mi abbandonerà negli anni futuri.

Il Vieux Port è già un brulicare di gente, piloti, meccanici, spettatori e appassionati, che fanno da cornice a quello che è l'appuntamento più importante dell'anno, per questa città, in fatto di corse automobilistiche. Gli altoparlanti diffondono nell'aria una canzone di Françoise Hardy.
Il parco chiuso e il palco di partenza, inseriti in questo contesto affascinante e colorato, sono i punti di attrazione per chi, come me, ha passato anni a seguire le corse da spettatore; a pensarci bene, a volte non ci credo ancora, per la prima volta sono qui da partecipante, e in più con la vettura che per tanto tempo ho sognato di guidare in corsa.
E mentre cammino a fianco delle transenne che delimitano il parco chiuso, la cerco con lo sguardo in mezzo alle altre, la "mia" Berlinette, guardo il numero, abbiamo il 136, e quando la vedo le mando un bacio col pensiero, "ciao bella, le dico, tra poco ti vengo a svegliare..."
Un altro paio di baci, amichevoli s'intende, li riservo per la mia copilota Marie-France, che mi viene incontro sorridendo mentre la brezza di Marseille le solleva un po' i capelli scuri pettinati col classico caschetto alla francese, tenendo in mano la sua fida valigetta dei documenti, dalla quale non si separa mai, nemmeno quando capita, ad esempio durante le ricognizioni, di fermarsi per andare a pranzo. Dice sempre: qui dentro c'è tutta la corsa, le note, gli appunti, il piano delle assistenze, sarebbe stupido farsi rubare o perdere il frutto di tanta fatica, che ci servirà a divertirci tanto in gara.
Ecco, questa ragazza è fatta così, nonostante provenga da una famiglia abbastanza benestante, è cresciuta imparando a dare il giusto valore a tutte le cose, anche da un punto di vista umano, e pur essendo una persona molto allegra, prende tutto molto sul serio, e trattandosi di un navigatore da rallye questo è senza dubbio un pregio.

"Allora, mi dice guardandomi con quei suoi occhioni scuri pieni di vita, hai dormito bene?"
"Benissimo, grazie, le rispondo, e per fortuna, aggiungo, è una bella giornata di sole, così partiamo con l'asciutto... e gli altri, dove sono?"
"Là in fondo, ci stanno aspettando... ah, senti, mi ha detto Christian che ha già preparato gli attrezzi per aprire il cambio al primo parco assistenza, se la terza marcia ci da ancora quel problema dell'altro giorno."
Già, penso io, la terza... mentre finivamo di controllare le note qua vicino (non ci possiamo permettere di fare tutto il percorso in ricognizione), la terza si è impuntata un paio di volte, mi sono preoccupato, in un rallye la terza è una marcia fondamentale, ma poi più niente, è tornata a posto, comunque è sempre meglio essere previdenti, e se c'è tempo, controllarlo per bene quel cambio. Per il resto, la vettura è in ordine, e da quando conosco François non l'avevo mai guidata così a lungo come in questi 3 giorni, adesso comincio a conoscerla un po' di più, e posso cominciare a divertirmi davvero.

Il padre di Marie-France e i ragazzi ci attendono poco più avanti, a qualche decina di metri da Fort St Jean, dove hanno parcheggiato l'Estafette (è il furgone di André, che di mestiere fa il fornaio) e la 204 Break di Fabrice, i nostri due mezzi di assistenza. Certo non abbiamo i grandi mezzi delle squadre ufficiali, ma conoscendo André e Fabrice, 2 amici d'infanzia di François, sono certo che non mi dovrò preoccupare, poichè solo qualcosa di catastrofico, come la fine del mondo o la scoppio della guerra mondiale, potrebbe impedirgli di arrivare puntuali ad ogni punto di assistenza che abbiamo pianificato.. e dico potrebbe, dato che con tutta probabilità nemmeno eventi come questi sarebbero in grado di bloccarli lungo la strada.
Li conosco da parecchi anni, sono due ragazzi fantastici, abbiamo condiviso situazioni di questo tipo in più di un'occasione, quando anch'io mi sono unito a loro per fare assistenza a François, e ho imparato più cose di meccanica da loro in 3 giorni di rallye, che in tutto il resto della mia vita. Mi da una grande serenità il fatto che siano loro a farci assistenza, perchè so che in qualunque situazione di difficoltà, con qualunque tipo di guasto, sapranno in qualche modo farci ripartire, conoscono talmente bene questa vettura che sarà quasi impossibile coglierli impreparati.
Abbiamo passato una mezza giornata, fino a sera tardi, a preparare insieme il piano delle assistenze, Christian (che è l'unico che non ho conosciuto prima di quest'occasione) sarà sull'Estafette con André, e si piazzeranno a tutti i parchi assistenza, quelli con un tempo lungo di sosta, mentre Jean-Philippe e Fabrice faranno l'assistenza veloce con la 204 Break, che dovrebbe muoversi agilmente sulle strade aperte al traffico, e se tutto andrà come previsto, avremo un'assistenza almeno ogni 2 prove speciali, tranne un paio di occasioni in cui l'avremo ogni 3 prove. Lì dovremo stare più attenti a risparmiare le gomme, anche se penso che in un rally come questo, il nemico peggiore sarà la stanchezza, dovuta alle poche pause, senza parlare della diversità di clima che potremo trovare nei passi più a nord del percorso, dove ci potrebbe aspettare la neve o il ghiaccio, con qualche grado sotto lo zero, cosa che in questo momento mi sembra impossibile da immaginare, visto che fra circa 3 ore partiremo da Marseille con 25° di temperatura.

-continua-

Il cielo di Marseille (2a parte)

Marie-France è già in tuta da pilota, mentre io mi accingo a cambiarmi dentro l'Estafette, visto che fra una mezzora il furgone dovrà partire per andarsi a piazzare alla prima assistenza.
Lo spazio per cambiarsi nel furgone non è molto, ma non ci faccio caso, talmente sono emozionato da quest'avventura fantastica, e più passano i minuti, più comincio a sentirmi le gambe che tremano, come mi accade sempre in circostanze come questa. Mi infilo la tuta, me l'allaccio, l'ho stretta un po' troppo, la allento, ok sì così va bene, mi provo i guanti, il casco, me li tolgo... mamma mia ma ti rendi conto, mi trovo a pensare, fra meno di 2 ore sarò sulla pedana di partenza, con un'Alpine A110 alla Coupe des Alpes, ma chi l'avrebbe immaginato? Sento il cuore che comincia ad aumentare i battiti, stai calmo mi dico, se cominci così adesso, chissa alla partenza cosa farai... ok, un bel respiro, rimetto la mia roba nel borsone, sotto gli abiti civili, e sopra il casco e i guanti, e i documenti li tengo in mano per darli a Marie-France, che è così brava e scrupolosa come ho già detto con le cose burocratiche e amministrative.
Mi fermo ancora un attimo al buio dentro l'Estafette, poi apro il portellone e mi accingo a scendere dal furgone.

Una luce intensa mi abbaglia per un attimo, poi, appena riacquisto una visione normale, butto ancora le sguardo verso il parco chiuso, dove i piloti delle auto in gara coi primi numeri stanno già cominciando a scaldare i motori delle loro vetture.
La magia della Coupe des Alpes ha messo in moto il suo grande ingranaggio.
Il suono melodioso dei 4 e dei 6 cilindri si diffonde nell'aria, misto a quell'odore di bruciato che mi è tanto familiare; il pubblico sul marciapiedi del Vecchio Porto si sta facendo sempre più numeroso, e i primi piloti, quelli più famosi, cominciano ad arrivare a piedi per prendere possesso delle loro vetture.
Li guardo con rispetto e ammirazione, e quando mi passano accanto li saluto cordialmente, e anche se loro non mi conoscono, nella maggior parte dei casi rispondono educatamente al mio saluto, chi mostrandosi sorridente e chi con una certa indifferenza.
Li riconosco tutti, Vinatier, Waldegaard, Therier, Nicolas, Trautmann, Munari, Andruet, Greder... poi, mentre li sto seguendo con lo sguardo, sento una mano che mi batte sulla spalla..

"Ehi, cosa ne dici se ci mangiamo un gelato? abbiamo ancora più di 2 ore prima della partenza.."
E' Marie-France, che è ricomparsa dal nulla dopo aver portato i nostri bagagli sulla 204, e mi guarda con un sorriso tra l'interrogativo e il divertito..
"Ti stavamo guardando, sai, io e i ragazzi, da là in fondo, come te li mangi con gli occhi tutti quei campioni, e tutte queste belle auto.. lo sai, quando sei così preso, è come se il mondo si cancellasse davanti a te, potrebbero arrivare qui e spogliarti che nemmeno te ne accorgeresti.."
Mi volto verso André e Fabrice, e li vedo ridere e scherzare facendo segno verso di me, ma si vede così tanto che sono in trance?
L'atmosfera è allegra e distesa, ma io in questi casi sento molto la tensione, divento silenzioso, ho come la sensazione di essermi dimenticato qualcosa, e ripercorro mentalmente l'inventario delle cose che devo portare con me, delle operazioni da eseguire a livello formale per lo svolgimento della corsa, e cerco di immaginare la prima parte del percorso, non so perchè ma è una specie di rituale mentale che faccio inconsciamente.
"Rilàssati, facci un bel sorriso, mi dice Jean-Philippe, sei così serio che mi sembri il Generale De Gaulle alla parata del 14 luglio."
Un bel gelato al cioccolato ci voleva proprio, e quest'atmosfera allegra dei miei compagni di viaggio, il loro entusiasmo, la voglia di scherzare, mi fanno un po' distendere e mi trovo a pensare che la vita, a volte, è bella per davvero..
Il cielo di Marseille è sempre lì, con il suo colore che adesso è diventato più chiaro, illuminato dal sole che fa rispecchiare nell'acqua del Vecchio Porto le imbarcazioni ormeggiate, che insieme ai vecchi edifici di questa parte della città, fanno da cornice ad un parco di vetture assolutamente favolose.

"Allora, pilota, sei pronto?" Mi dice Marie-France prendendomi sotto braccio e portandomi un po’ in disparte dagli altri.
"Beh, penso di sì, almeno, io mi sento pronto, e soprattutto sono contento che ci sia tu a farmi da copilota" le rispondo, "lo sai, sei davvero in gamba, e ti confesso che tutti i punti di domanda che avevo, prima di buttarmi in quest’avventura, sono scomparsi completamente."
"Quali punti di domanda? Perché, non avevi fiducia in me?" Il volto di Marie-France ha cambiato espressione, sembra quasi offesa per quello che ho detto.
"Ma no, cos’hai capito?" Le dico, "volevo dire che, non conoscendoti non avevo idea di come sarebbe stato dividere la macchina con te, e non immaginavo se sarebbe stato facile trovare un’intesa…"
"Beh, cosa credi?" Ribatte lei, "anch’io non ti conoscevo, e guarda che ho accettato solo perché François mi ha parlato bene di te.." mi dice lasciandomi il braccio al quale era attaccata.
"Non ti sarai mica offesa… guarda che per me sei stata una bella sorpresa, mi hai accolto benissimo, mi hai messo a mio agio, e sei davvero molto seria nel fare la tua parte, davvero, sono entusiasta di questo incontro e penso che faremo qualcosa di buono insieme in questa gara... dai, non fare quella faccia, non volevo mica offenderti.."
"Ma no, figurati, stavo scherzando…"
Ma il suo sguardo non è più così allegro, e la cosa mi preoccupa un po’, sono proprio stupido, volevo farle un complimento e invece ho fatto una gaffe grande come una casa, adesso come faccio a rimediare? Siamo a meno di 2 ore dalla partenza, non voglio che cominciamo la gara con questo clima, nato da un malinteso.

Ormai il pomeriggio è cominciato, e con esso anche le partenze delle vetture.
Siamo seduti nella 204, Marie-France sta ricontrollando tutti i documenti, e li sistema ordinatamente nella sua valigetta.
Nel frattempo mi è venuta un’idea, e prima che i ragazzi partano per piazzarsi alla prima assistenza, ho chiesto un favore ad André; lui è uno che non ti dice mai di no, e sono certo che anche stavolta non mi deluderà. Io intanto mi sono seduto al posto di guida ad ascoltare la radio.
Butto uno sguardo verso il marciapiedi dall’altra parte della strada, e vedo che André sta arrivando, allora scendo dall’auto, passo dal lato del passeggero, e con la scusa di chiedere alla mia navigatrice qual è la nostra ora di partenza, la tengo occupata un momento, finchè il mio amico mi fa il segnale convenuto.
A questo punto mi rialzo in piedi e dico a Marie-France: "mi sa ma hai dimenticato una cosa sul tetto della vettura.."
"Chi, io? Ma sei sicuro?", mi dice uscendo al volo dalla 204 break.
Quando si gira e vede un mazzo di rose blu posato sul tetto dell’auto, mi guarda stupita, e credo che non abbia ancora capito che sono da parte mia… Poi apre il biglietto, lo legge, e improvvisamente nei suoi occhi rivedo la luce e la gioia di questa mattina, di questi giorni nei quali abbiamo fatto conoscenza.
Mi sorride, e dal modo in cui mi guarda, capisco che ha accettato le mie scuse, che ha capito che davvero non volevo urtare la sua sensibilità, e mentre mi si avvicina per darmi un bacio di ringraziamento sulla guancia, sento un brivido che mi attraversa tutto il corpo, e ho paura che mi sarà difficile nascondere questa mia sensazione..

Il parco chiuso è tutto un via-vai di persone, piloti, navigatori, commissari di gara... l'aria è pervasa da un'insieme di suoni e voci, il rombo dei motori appena accesi che vengono fatti scaldare con colpi regolari e ripetuti di acceleratore, i motorini di avviamento delle vetture che vengono messe in moto, le voci che ripetono le stesse domande e risposte che siamo abituati a sentire in queste circostanze: "a che ora abbiamo la partenza?"..." 15 e 43. ." "...Mi pare che perda un po' di liquido, vado a cercare un po' d'acqua per il radiatore"....."L'olio l'hai portato tu?"...." Non trovo la chiave per le candele...".
Nell'aria si sente un odore di olio bruciato, quello che mi è tanto familiare e che mi è sempre piaciuto, insieme a quello delle gomme e delle pastiglie dei freni.
Ricordo ancora la prima volta che ho sentito quest'odore, da bambino tanto tempo fa, con mio padre e mio fratello eravamo andati all'autodromo di Monza, c'era una gara di moto; anche se i ricordi che ho di quel giorno sono piuttosto vaghi, quello dell'odore di olio bruciato è il più nitido, e ogni volta che mi trovo ad una corsa, la sensazione di gioia e di entusiasmo che provo annusando quest'odore nell'aria, è sempre la stessa.
Marie-France ed io camminiamo verso la "nostra" Berlinette.
Posiamo le nostre sacche nel poco spazio che rimane nel portabagagli, i caschi li mettiamo nel portacaschi sul sedile posteriore, e sul pavimento dietro ai sedili sistemiamo le altre cose, 2 litri d’olio, la cassetta degli attrezzi, una tanichetta d’acqua e altre cose che ci potranno servire in gara. Mentre Marie-France sistema la sua valigetta dei documenti e fa la spunta per verificare che ci sia tutto, mi siedo al posto di guida di quella che sarà la nostra casa per i prossimi 4 giorni, se tutto andrà bene.
Giro lo staccabatteria, poi la levetta del contatto elettrico, accendo la pompa della benzina, e infine spingo il pulsante dell’avviamento…
Sono col fiato sospeso, per un attimo, poi i 4 cilindri dell’Alpine si mettono in moto, e mi torna il sorriso sulle labbra, mentre do qualche colpo d’acceleratore e comincio a riscaldare il motore..
Almeno, adesso che abbiamo fatto la pace, le operazioni di pre-partenza si svolgeranno con il clima giusto, o comunque con maggiore serenità.
André e Christian ci hanno salutato da qualche minuto, e a quest’ora stanno uscendo da Marseille diretti al primo punto di assistenza che abbiamo concordato.
Seduto al posto di guida, continuo a scaldare il motore, controllo la strumentazione sul cruscotto, in attesa che Marie-France ritorni in auto per fare l'ultimo controllo dell'interfono.
La vedo parlare fitto con suo padre, intuisco che parlano del mazzo di rose, ma il rumore dei motori mi impedisce di sentire la loro conversazione.
Poi la vedo arrivare verso di me, con le rose in mano. Il suo sorriso mi lascia sempre senza respiro, così radioso com'è.
"Cosa dici, ti da fastidio se le tengo qui, dentro la berlinette, devo solo trovargli un posto dove non si rovinino troppo. Sai, mio padre voleva metterle nella 204, ma io non voglio, le hai regalate a me, saranno il nostro portafortuna.."
"Per me va bene, ci mancherebbe, tanto un posto glielo troviamo, mi fa piacere, davvero."
"Perfetto, grazie," mi dice tutta contenta, poi si gira verso Jean-Philippe e gli dice:" voi andate pure, qui è tutto a posto, ce la caviamo da soli."
"E l'interfono, l'hai provato?" le dice Fabrice.
"Oh merda, no, aspetta che lo proviamo subito!"
Attacchiamo gli spinotti... "Prova, prova", dico io parlando nel microfono.
"Prova, parlo con quel pilota romantico che mi ha regalato un mazzo di rose?"
Le è tornata la voglia di scherzare, e anch'io mi sento molto meglio, vedendo che i suoi occhi sono ridiventati allegri, vivaci, e che l'armonia è tornata a regnare tra di noi.
"I microfoni funzionano che è una bellezza", urla Marie-France a Fabrice, "andate pure tranquilli."
"Ok, ci vediamo dopo ad Apt, "merde" a voi due!!"
"Grazie, e merda per tutti!" rispondo io, facendo scoppiare a ridere la mia copilota.
Ricordo come mi aveva stupito, la prima volta che l'ho sentito, questo modo tutto francese di augurare buona fortuna in maniera scaramantica; come da noi si dice in bocca al lupo, qui si dice semplicemente "merda".

-continua-

Il cielo di Marseille - 3a parte

Marie-France è andata al tavolo dei commissari, per sbrigare le ultime formalità, mentre io continuo a scaldare il motore, verificando che tutto sia in ordine.
Lascio girare un po' il motore al minimo, è perfetto come un orologio.. lo spengo e scendo dall'auto.
I fotografi professionisti camminano fra le vetture, immortalandole da diverse angolazioni, per poi lasciare il loro biglietto da visita a tutti gli equipaggi, che fra qualche giorno li contatteranno per avere la foto della propria auto.
Mentre aspetto, mi guardo intorno, vedo la gente assiepata a ridosso delle transenne, sento la voce dello speaker che annuncia le partenze, guardo le barche, e gli edifici che incorniciano il Vecchio Porto.
Penso alla storia di questa città, alla sua vita che si sviluppa così intensa ogni giorno, alle storie di questa gente, che anche se arriva da lontano, una volta a Marseille si sente a casa sua, e mi rendo conto che anche per me è così; sono nato a 600 chilometri da qui, eppure in mezzo a queste persone, quando cammino per queste vie, è come se fossi esattamente a casa mia.
C'è un proverbio, qui, che dice che "l'ultimo arrivato a Marseille, è un marsigliese".
Mi piace questo concetto, è la dimensione che amo di più di questa città, il fatto di avere accolto, in tutti questi secoli, persone di tutte le razze, di tutte le estrazioni sociali, senza mai porsi il problema di chi fossero, o di quale fosse il loro passato, ma semplicemente chiedendo loro di essere capaci di fare qualcosa.
Non qualcosa in senso generico, ma qualcosa che servisse, in qualche modo, a continuare a scrivere al storia di questo angolo di mondo, così bello, così vivo e colorato, ma allo stesso tempo così spietato, se solo ti azzardi a non rispettarlo, o a sottovalutare la sua crudeltà, la sua capacità di vendicarsi se gli hai fatto uno sgarro.
Questo angolo di mondo che anche se è così crudelmente concreto, con i suoi bassifondi malavitosi, con la sua gente di mare che sembra avere il sorriso sulle labbra e la malinconia nello sguardo, riesce ad essere così bello ed accogliente, così allegro e scherzoso, con i suoi detti antichi che alimentano la tradizione popolare, la sua comicità racchiusa in poche frasi che la gente si scambia al mattino, incontrandosi per strada mentre va giù, al Vecchio Porto, per comprare il pesce fresco.
Ecco, anche a me piace sentirmi uno di loro, un marsigliese, uno di quelli che sono arrivati qui e si sono sentiti subito a casa loro, e anche se la mia permanenza qui è sempre una cosa breve, da turista, mi piace cullare l'idea, o meglio il sogno, di stabilirmi qui un giorno, di vivere, di lavorare, di fare parte di quella che è la quotidianità di questo angolo di mondo, di trovarmi anch'io, un giorno, a parlare di tutto e di niente, come fanno i veri marsigliesi; di godere ogni mattina dei colori del suo cielo e del suo mare, delle luci e delle ombre dei suoi palazzi, della magia che si sprigiona dai suoi luoghi storici, quelli che amo, come il porto, o Notre Dame de la Garde, Palais Longchamp, o le stradine del Panier.

All'improvviso sento che una mano afferra il braccio, mentre sono assorto nei miei pensieri sognanti, e la voce familiare di Marie-France mi riporta sulla terra.
"Ehi pilota, a cosa stai pensando?"
"A Marseille, alla tua città..."
"E' bella, vero?" mi dice lei.
"E' stupenda, tu sai quanto la amo? mi piacerebbe tanto che diventasse anche la mia città."
Marie-France mi guarda, con quei suoi occhioni scuri che sanno essere tanto espressivi, e aggiunge: "quindi, la nostra città.."
e si appoggia di schiena alla berlinette, incrocia le braccia e mi chiede:
".. e dimmi un po', cosa ti piace esattamente di Marseille?"
"Che cosa? tutto, le rispondo, semplicemente tutto. I colori, la gente, le case, il mare, il cielo..la berlinette, il fatto che siamo qui, noi due in questo posto stupendo, e stiamo per cominciare il rallye più bello del mondo... e poi... un paio di altre cose, che ti dirò più tardi.."
Marie-France rimane un po' incuriosita da questa mia ultima frase, ma non insiste, come se avesse capito che le cose che ho omesso di dirle, la riguardano personalmente.

Mancano 15 minuti alla nostra ora di partenza, e siamo in coda con le altre vetture, in ordine di numero, verso la pedana di partenza. Mi accorgo che Marie-France ha infilato una delle rose nella tasca della sua portiera. Non mi ha detto niente, forse aspetta di vedere se me ne sono accorto. Quando glielo dico, che l'ho vista, mi sorride e mi strizza l'occhio, dicendomi: "almeno una, qui in vista, me la voglio tenere, non mi capita spesso che un italiano mi regali dei fiori color della Francia, e chissà quando mi capiterà ancora."
Ormai la tensione, le paure, le angosce che mi attanagliavano fino a due ore fa, hanno lasciato spazio ad un senso di gioia, alla voglia di partire, di guidare, di scoprire quella parte di percorso che non abbiamo potuto provare.
Cinque minuti, mi dice Marie-France mentre giocherella con la biro tra le mani.
Mi allaccio una parte della cintura di sicurezza, anche se siamo in trasferimento preferisco sentirmi ancorato per bene al sedile.
La voce dello speaker della corsa annuncia un equipaggio misto, metà italiano e metà francese, mentre ci apprestiamo a salire sulla pedana di partenza.
Il commissario di gara porge la tabella alla mia copilota, che si affretta a calcolare e annotare l'ora a cui dovremo timbrare per il primo controllo orario.
Lo speaker ci fa le solite due domande di circostanza, come per tutti gli equipaggi, complimentandosi con me per la mia buona pronuncia della lingua francese, cosa che mi lusinga sempre, quando mi capita.
Il tricolore francese si abbassa sul vetro della nostra Berlinette, e possiamo partire per il primo tratto di trasferimento.
Quest'anno gli organizzatori hanno disegnato i primi chilometri del percorso come fossero una specie di passerella per la città, toccando alcuni punti caratteristici dell'abitato marsigliese.
La partenza è davanti al Municipio, poi, in fondo si svolta a sinistra per Rue de la Republique, si arriva fino quasi alla Joliette, si gira a destra e si sale fino a Palais Longchamp, per poi tornare giù, percorrendo la Canebière, si passa sull'altro lato del Vecchio Porto, si percorre un breve tratto della Corniche, e su a sinistra per una serie di strade strette che ci portano a Notre Dame de la Garde.
Arrivati sotto alla Cattedrale, si passa davanti al Carro Armato e poi giù ancora, per delle caratteristiche stradine fino a Place Castellane; a quel punto si imbocca a destra il Prado, tutto fino all'obelisco, per poi lasciare la città e andare ad attaccare il Col de la Gineste.

Mentre scendiamo dalla pedana, Marie-France mi prende la mano.
"Si comincia", mi dice, "lo sai che sono emozionata?"
"Anch'io lo sono", le rispondo, "ma sinceramente mi è passato il senso d'angoscia di due ore fa, adesso che facciamo sul serio, ho solo una gran voglia di guidare e di godermi questa Coupe des Alpes."
"Vedrai che ci divertiamo", mi dice sorridendomi, e sento che la sua mano ha un fremito d'emozione.
E' davvero molto coreagrafico questo percorso cittadino, sembra quasi uno scenario surreale, due ali di folla vociante e multicolore che sfilano ai lati della nostra vettura.
A ogni angolo di strada c'è un gendarme che indica la direzione da seguire.
Vedo le mani della gente che si agitano, i bambini sorridenti, migliaia di fotogrammi che si susseguono come in un film al rallentatore.
"Le sigarette dove le hai messe?"
"Qui, nella tasca della mia portiera, tienile tu, così le hai a portata di mano."
Le vie che abbiamo percorso in prova sembrano essersi trasformate, faccio quasi fatica a riconoscerle con tutta questa gente assiepata sui marciapiedi, o affacciata ai balconi dei palazzi.
Scendendo lungo la Canebière, Marie-France mi accende una sigaretta e me la porge sorridendo; il Vecchio Porto è stracolmo di gente, passiamo a sinistra, dalla parte del Pharo, poi poco dopo la curva, iniziamo a salire verso la Cattedrale.
Adoro queste stradine, mi diverto a giocare fra la terza e la seconda marcia, la Berlinette risponde bene, certo non posso andare troppo forte perchè ci sono gendarmi ad ogni angolo, ma è come se anche l'Alpine si stesse divertendo a mettersi in mostra davanti ad un pubblico così entusiasta e numeroso.
Il rombo del suo motore sembra volermi dire che mi è riconoscente per un inizio così insolito ma pittoresco di una gara.
Adesso siamo in cima, appena sotto a Notre Dame, guardo il panorama alla mia sinistra, il colpo d'occhio incredibile della città.
Rallento un attimo, e Marie-France, come se mi avesse letto nel pensiero, mi dice: "avresti voglia di fermarti un po' a guardare la nostra città, non è vero?"
"E' verissimo", le rispondo, "peccato che adesso non ce ne sia il tempo. Ma quando torniamo ci veniamo quassù a goderci un tramonto sul golfo di Marseille".
Ci lanciamo in discesa, nella via a fianco del Carro armato della seconda guerra mondiale.
"Non ti facevo così romantico" mi dice lei, "dove c'è la Dauphine bianca gira a destra. Come va la terza?"
"Bene, per ora, a volte mi sembra un po gommosa, ma direi bene.."
Scendiamo ancora.
"Alla piazza vai a destra"
La fontana di Place Castellane ci accoglie con i suoi riflessi di luce che sembrano danzare sui getti d'acqua che salgono verso il cielo per poi ricadere dolcemente nella vasca, a fianco delle statue.
Passando sul Prado lo scenario intorno a noi comincia a ridiventare normale, la gente a lato della strada non è più così numerosa, gradualmente diminuisce man mano che ci avviciniamo all'obelisco, e mentre usciamo dalla città è come se il paesaggio circostante fosse ritornato quello tutti i giorni, con i ragazzini che giocano sui marciapiedi, incuranti delle coppiette che amoreggiano sulle panchine, o dei pensionati che giocano alla petanque.
Guardo il cielo di Marseille nel retrovisore, i suoi colori che si mescolano con quelli del mare, e le Calanques alla nostra destra che sembrano, con il loro candore, illuminare più del sole l'aria di questo caldo pomeriggio marsigliese.

Ci avviamo verso il Col de la Gineste, e Marie-France si prepara con il quaderno delle note; abbiamo deciso di usarle anche qui, nonostante non sia una prova speciale, così da iniziare a prendere il ritmo e arrivare già rodati alla prima prova.
Mi volto a guardarla e incontro il suo sguardo, il suo sorriso. Guardandomi fisso negli occhi, mi manda un bacio, con uno sguardo dolce e un'aria di complicità.
Sento un brivido sotto la mia pelle, le sorrido, e penso che forse, per noi due, quest'avventura sarà qualcosa di più di un rallye da vivere insieme.
Per un attimo sarei tentato di dirle la verità, che mi sto innamorando di lei, che non sto più nella pelle, che tutte queste emozioni in una volta sola sono troppo anche per me...Ma poi no, fermo i miei pensieri e mi dico che forse non è il momento giusto, forse è meglio che aspetti un attimo di distensione, una delle pause fra le tappe della gara o qualcosa di simile, o forse, è meglio che lasci fare al destino quello che il destino ha già scritto da qualche parte.

"Destra 3 apre... 50 metri....sinistra 2 chiude... in sinistra piena.. 80 metri... tornante destro stai un po' largo..."
La voce sicura di Marie-France scandisce le note, curva dopo curva, allungo dopo allungo.
La Berlinette scivola docile in derapata all'uscita delle curve, il motore canta gioioso, e risponde deciso ai miei colpi di acceleratore. Le cambiate si susseguono senza sosta lungo il percorso tortuoso, e l'aria è pervasa dall'odore di olio bruciato che si mescola a quello dei pneumatici.

La nostra avventura è appena cominciata, mentre il cielo di Marseille si allontana alle nostre spalle, testimone silenzioso di un nuovo sentimento che sta nascendo fra due persone, due giovani cuori che battono pieni di emozione e di speranza, seduti uno accanto all'altro dentro un'Alpine A110.
La magia e i tornanti della Coupe des Alpes faranno il resto.


Riapro gli occhi.
Il ricordo di quei giorni, di quella gara, e della breve storia d'amore che ho vissuto con Marie-France nei tre mesi successivi, mi hanno fatto fatto venire le lacrime agli occhi.
Domattina presto partirò per Marseille portando con me questa fotografia, il funerale è fissato alle quattro del pomeriggio.
Credo che ai figli della mia copilota di un tempo farà piacere conservarla, insieme al ricordo di una madre che si è spenta a poco a poco, erosa da una di quelle malattie che non vorresti augurare nemmeno al tuo peggior nemico.
Ritroverò gli amici di un tempo, sicuramente anche un bel po' di ricordi, il colore del cielo, la città che amo.
Quello che di sicuro non ritroverò, saranno la gioia, l'allegria di quei giorni, le emozioni di un tempo, che ormai hanno lasciato posto al dolore e alla rabbia per come la vita si porta via le persone più care, i loro sentimenti, i legami più stretti e sinceri che abbiamo nella nostra esistenza.
Maledetti i ricordi, a volte penso che sarebbe meglio se rimanessero nascosti per sempre....

Edited by sisteron - 1/5/2020, 21:56
 
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view post Posted on 4/7/2011, 19:26     +1   -1
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Bello a110crazy,ma è autobiografico?
 
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a110crazy
view post Posted on 4/7/2011, 19:42     +1   -1




no, per niente autobiografico, purtroppo non ho mai corso, l'unica cosa vera è il passagio in cui parlo di mio padre.
 
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view post Posted on 5/7/2011, 08:40     +1   -1

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;) E' MAGNIFICO..... sei uno scrittore.....! Ma è finito ???.... !!! BRAVO
 
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view post Posted on 5/7/2011, 10:12     +1   -1
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Grande Oreste!!! Ti ho già fatto i complimenti in via privata, ma penso si stata una cosa molto bella mettere questo magnifico pezzo a disposizione del forun di Rallymania in modo che possa essere letto da tutti i grandi appassionati di rally che lo frequentano. Al prossimo racconto, allora!! Dai forza, postane presto un altro!!! Un abbraccio
 
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NormanBates
view post Posted on 5/7/2011, 11:55     +1   -1




a110crazy quando l'ho letto per la, prima volta ci sono rimasto di sasso per quel finale inaspettato e non nego di essermi commosso gif ....quando ho saputo da Twin che era frutto di fantasia il mio stupore e' aumentato.
Complimenti sisi
 
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