Sui rally e sui rallisti degli anni '60 non sono preparatissimo, il mio interesse è maggiormente legato alle epoche successive. Tuttavia ho letto con interesse l'intervista che hai postato e vi ho trovato conferma di ciò che pensavo su Aaltonen e del suo rapporto con il coetaneo Makinen. Anche se mi rendo conto che è il termine meno adatto da utilizzare, userei questo termine per identificare Aaltonen; è quello che più gli si avvicina: gentleman driver. In Aaltonen, secondo me, si riconoscono quei tratti caratteristici del rallismo dell'epoca primordiale: la scelta dei rally a cui partecipare, la scelta delll'auto adatta, la poliedricità (rally, pista, moto...). Quei tratti che contraddistinguono un po' i personaggi di quell'epoca, come Larousse o Elford, e le auto stesse, derivate dalla serie o da auto granturismo che correvano anche in pista. Io li considero un po' dei segni distintivi di uno sport che non ha ancora ben chiare le sue caratteristiche.
Makinen è invece uno dei primi veri piloti di rally professionisti. Uno che conosce la tecnica (famosa era la sua sensibilità per i pneumatici), uno che guarda già alla stagione piuttosto che al singolo rally. Un rallista piuttosto che un pilota. Dal suo ceppo, almeno secondo me, nascono i professionisti del rallismo, i vari Waldegaard, Mikkola, Blomqvist, Alen, Munari...tutti rallisti. Qualcuno di loro si cimenterà anche in altre discipline, ma fondamentalmente sono stati rallisti. Con loto cambiano le auto: il rallismo moderno nasce il 1°ottobre del 1974,omologazione della Stratos, prima auto concepita solo ed esclusivamente per i rally. La stessa 131 Abarth è un'auto concepita per i rally, lo sono la 5 turbo e la Sunbeam Lotus. Finalmente i rally hanno una loro dimensione.
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