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Posso solo dire quello che è a mia conoscenza di una gara cui mi lega più l'affetto che la parte sportiva. L'organizzazione del 100.000 Trabucchi non ha retto, a mio parere, l'accelerazione moderna ed economica assunta dalle gare a meta degli anni 80. La gara poggiava sulla passione e sulla collaborazione di persone locali che dedicavano il loro tempo libero ad organizzarla. La Pro-loco, presso i cui uffici si ritirava il radar o si pagava l'iscrizione e che era aperta nelle domeniche di settembre e ottobre, il titolare della ferramenta Olivero davanti al cui negozio si montava la pedana di partenza, il mobilificio Calosso che metteva a disposizione i locali per la direzione gara e i portici sotto cui veniva montato il tabellone dei tempi ps (molto utile quando ancora non esistevano fax, telefonini ed internet per le classifiche) ma soprattutto un coinvolgimento globale della zona che da agricola si trasformava, per una settimana, in automobilistica, Claudio Ferri che svolgeva un gran lavoro, dietro le quinte ma molto importante, ed infine l'impegno del sig. Grasso dell'ACI Cuneo già impegnato con l'organizzazione del San Giacomo e della Ruota d'oro. Mancavano anche infrastrutture alberghiere di livello, che invece Limone disponeva in gran quantità. Il declassamento, con polemiche, avvenuto nel 1976 evidenziò alcuni limiti di questa organizzazione dilettantistica (detto in termini positivi) e anche il fatto di essere una delle gara di fine stagione, spesso con il CIR già assegnato, non attirava i grandi nomi e i grossi sponsor pertanto i costi erano tutti a carico degli organizzatori. Tutto questo diventò insopportabile quando, appunto, l'organizzazione delle gare passò ad un livello più economico-finanziario che sportivo escludendo di fatto il 100.000 Trabucchi dall'Olimpo italiano. Si spostarono a Limone dove le infrastrutture, gli sponsor e il calendario erano più favorevoli ma la cosa durò poco e alla fine sul cuneese calò il silenzio.
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